Raid Stampa, contro Albanese Meloni&C. e Ordine giornalisti
DI MARCO GRASSO
“Condanno l’irruzione a La Stampa, a Torino, è necessario che ci sia giustizia per quello che è successo alla redazione. Sono anni che incoraggio tutti quanti, anche quelli più arrabbiati. Non bisogna commettere atti di violenza nei confronti di nessuno, ma al tempo stesso che questo sia anche un monito alla stampa per tornare a fare il proprio lavoro, per riportare i fatti al centro del nuovo lavoro e, se riuscissero a permetterselo, anche un minimo di analisi e contestualizzazione”. Sono un caso le parole di Francesca Albanese, che ha commentato così il blitz avvenuto nella redazione della Stampa, vandalizzata da un gruppo di manifestanti che si è staccato dal corteo organizzato dall’Usb contro la guerra. Tantissime le reazioni, a cominciare da quella di Giorgia Meloni: “È molto grave che, di fronte a un episodio di violenza contro una redazione giornalistica, qualcuno arrivi a suggerire che la responsabilità sia – anche solo in parte – della stampa stessa. La violenza non si giustifica. Non si minimizza. Non si capovolge”.
I manifestanti hanno fatto irruzione in una redazione vuota per lo sciopero in corso dei giornalisti. Sciopero che era parte del ragionamento fatto dalla Albanese sul palco della manifestazione Rebuild Justice, a Roma: i giornalisti erano in sciopero, ha argomentato Albanese, ma hanno aggiornato la notizia dell’irruzione, ignorando però i cortei in tutta Italia. L’intervento ha provocato molte reazioni: “Ha bisogno di un medico bravo”, commenta il leader della Lega Matteo Salvini. “Ci chiediamo quando verrà rimossa dai suoi incarichi Onu”, gli fa eco Maurizio Gasparri. “Albanese normalizza la violenza”, attacca Davide Faraone, vicepresidente di Iv. “La violenza si condanna senza se e senza ma. Sono sorpresa, ma non troppo”, commenta Pina Picierno del Pd.
La stessa Albanese, dopo un coro di condanna alle sue parole, è tornata sul tema: “A quanto pare stanno provando ad affossarmi. Non c’è stato nessuno scivolone, vergognatevi. Tutto quello che ho detto e che continuo a dire è che condanno la violenza e condanno l’attacco di ieri a La Stampa. Ma la violenza anche dentro a un sistema violento finisce per rafforzare il sistema che ci opprime”.
La polizia ha identificato 34 persone coinvolte nell’assalto alla redazione torinese, ce n’è una che collegherebbe l’azione al caso dell’imam Mohamed Shahin, portato qualche giorno fa nel Cpr di Caltanissetta a seguito delle parole giustificazioniste del 7 ottobre pronunciate durante una manifestazione. Una vicenda che fu proprio raccontata in prima battuta dalla Stampa. La Corte d’appello ha convalidato il trattenimento dell’imam. Nel provvedimento, oltre a quell’intervento, la polizia cita anche contatti con “soggetti noti par la loro visione fondamentalista”. Nel 2012 l’imam fu fermato con Giuliano Delnevo, giovane morto da foreign fighter in Siria. L’imam, attraverso i suoi legali, ribadisce di essere un uomo di pace. E in sua difesa si è schierata una parte importante della comunità torinese.
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