mercoledì 12 novembre 2025

Attorno ai magistrati

 

La Donna Ragno
DI MARCO TRAVAGLIO
X (Twitter)
Dopo aver farfugliato frasi vaghe e imbarazzate sulla schiforma Nordio che il suo idolo Borsellino avrebbe gettato dalla finestra, Giorgia Meloni ha detto finalmente qualcosa di preciso: “Il magistrato che sbaglia sarà giudicato da un organismo terzo perché, come dice l’Uomo Ragno, da un grande potere derivano grandi responsabilità”. Dal che si intuisce quale trust di giuristi abbia ispirato la schiforma (i fumetti Marvel). Ma si sospetta pure che la premier non ci abbia capito nulla. Intanto non sa chi sia il “magistrato che sbaglia”. In Italia le richieste del pm possono essere smentite dal gip, dal gup, dal Tribunale, dal pg d’appello, dalla Corte d’appello, dal Pg di Cassazione e infine dalla Cassazione (salvo rinvio a nuovo appello e nuova Cassazione). Quindi è ovvio e fisiologico che 8-12 passaggi producano pronunce difformi. Che non sono errori: a un certo punto bisogna mettere il punto e per convenzione ha ragione chi ha l’ultima parola. Il che non significa affatto che gli altri avessero torto. L’errore giudiziario è quando si sbaglia persona, o si scambia per prova ciò che non lo è, o si ignora un alibi o un elemento incriminante, o si crede a un bugiardo. Se l’errore è in buona fede, involontario o inevitabile, a rimborsare la vittima è lo Stato. Se è commesso con dolo o colpa grave da un magistrato che l’ha fatto apposta o ha lavorato da cane, ne risponde personalmente con sanzioni disciplinari e risarcisce di tasca sua.
La “riforma” riduce gli errori veri e le difformità di giudizio? No, li moltiplica. Oggi il pm e il giudice, con formazione, carriera e concorso comune, sono educati all’imparzialità: cioè a cercare entrambi la verità processuale. Una volta separato dal giudice e trasformato in “avvocato dell’accusa”, il pm sarà attratto dalla cultura poliziesca del risultato: tot richieste di arresto, di perquisizioni, di rinvio a giudizio, di condanna. Spetterà solo al giudice accertare la verità con imparzialità: quindi boccerà molte più richieste del pm e farà pure una pessima figura dinanzi a un’opinione pubblica scandalizzata dai giudici “buonisti” e affezionata ai pm castigamatti. A tutto scapito dei cittadini perbene. Oggi chi viene indagato e denunciato ingiustamente può uscirne subito grazie al pm imparziale che lo fa archiviare o prosciogliere già in fase d’indagine: domani dovrà aspettare l’udienza preliminare o il dibattimento, cioè anni e anni. Ma – dice la Meloni – ora gli “errori” dei magistrati non li giudica più il Csm (anzi, i due Csm), ma l’Alta corte disciplinare: un “organo terzo”, cioè imparziale. Forse non sa che sarà composta da 9 magistrati e 6 laici: quasi lo stesso rapporto di due terzi dei Csm (20 magistrati e 10 laici per ciascuno), ma con un politico in più e un magistrato in meno. Cioè tre quinti togati e due quinti laici. In che senso i tre quinti sarebbero più terzi dei due terzi ?

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