venerdì 21 novembre 2025

Non si vogliono fermare!

 

Le cose serie e noi
DI MARCO TRAVAGLIO
Si può dire “che palle” in prima pagina? Non lo so, ma non mi viene commento migliore sulla batracomiomachia innescata dallo scoop della Verità sulle frasi dal sen fuggite al consigliere di Mattarella, che molti giornali allergici alle notizie si vantano di avere accuratamente scansato. Salvo poi riempirci pagine su pagine dal giorno dopo. Eppure è tutto piuttosto semplice: chi lavora al Quirinale deve tenere le sue idee politiche per sé o fra le quattro mura di casa. Se le spiattella in un luogo pubblico e si fa beccare, come Garofani, non gli resta che dimettersi: non per aver commesso un crimine, ma per aver messo in imbarazzo la massima istituzione del Paese che, per essere tale, dev’essere super partes. Invece qui pare che Mattarella sia più infallibile del Papa (che fra l’altro non lo è neppure per i credenti, salvo le rare volte in cui parla ex cathedra) e trasmetta pure la sua infallibilità ai suoi collaboratori, per contagio. Pur di non ammettere che Garofani l’ha fatta fuori dal vaso, si inventano “attacchi al Colle” (il mondo alla rovescia) e immancabili interferenze “ibride” russe, perché il consigliere è pure segretario del Consiglio di Difesa dove Mattarella e tutto il cucuzzaro avevano appena detto peste e corna della Russia: ergo Putin gongola e la Zakharova anche di più. Così le gazzette e i politici (poteva mancare il duo Calenda&Picierno?) irridono al “complotto” evocato dai meloniani e poi ne inventano uno ancor più ridicolo (“Ha stato Putin”).
Intanto il mondo parla di cose serie. Dopo 45 mesi di guerra Russia-Nato in Ucraina, c’è finalmente un nuovo piano di pace dopo quello sabotato a Istanbul: i 28 punti proposti da Trump a Kiev, Mosca e Ue. Zelensky, disperato fra disfatte al fronte e ladri in casa, non chiude la porta, anzi: “Lavoreremo con gli Usa sui punti del piano per garantire una fine dignitosa alla guerra. L’Ucraina sostiene le proposte di Trump”. Peskov, portavoce di Putin, idem: “Ogni momento è il migliore per una soluzione politico-diplomatica e pacifica”. Indovinate chi sabota il piano? La Ue. L’estone Kallas, che rappresenta un Paese di 1,3 milioni di abitanti e incredibilmente gestisce la politica estera europea: “Per funzionare, il piano deve coinvolgere l’Ue e l’Ucraina”. In realtà coinvolgere l’Ue (che vuole continuare la guerra per non ammettere di averla persa) e la leadership di Kiev (che perderebbe consensi se proponesse rinunce territoriali anziché subirle come un amaro calice) è il miglior modo per farlo fallire. E comunque il piano, come già per Gaza, è l’unico esistente. Si chiama “pace possibile”, non esistendo in natura la “pace giusta”. Chi lo chiama “resa” non ha ancora capito cosa dovrebbe inghiottire l’Ucraina, e l’Ue con essa, se la guerra continuasse un altro po’.

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