venerdì 6 giugno 2025

L'Amaca

 

Lo spettacolo della paura
di MICHELE SERRA
Aprendo qualunque giornale la percezione è che i delitti siano in aumento, per numero e per efferatezza. Le statistiche dicono che non lo sono (in Italia gli omicidi sono, abbastanza stabilmente, circa trecento all’anno, negli Stati Uniti, a seconda delle fonti, tra i venti e i trentamila: è una forbice abissale, e tutta a favore del nostro scalcinato Paese), ma nella società dello spettacolo non sono i numeri, non è la realtà a fare la differenza e a costruire la sensibilità sociale.
Il “noir” è un genere di stabile successo, a volte lo è per la forza della trama e per la qualità della narrazione — non faccio nomi, ma ci sono e ci sono sempre stati “neristi” di eccezionale talento — più spesso valgono gli stessi identici meccanismi che innescano la pubblica morbosità, l’attrazione per il sangue (degli altri), il gusto di assistere all’incidente senza esserne coinvolti, lo stupore a buon mercato di fronte ai baracconi che espongono, da secoli, la fenomenologia mostruosa dell’umano, e si paga il biglietto per assistere.
Niente di così grave, non fosse che lo spettacolo ha una ricaduta politica rilevante: la paura. Si mormora, nei capannelli accanto a questo o quel delitto, “non si è mai vista una cosa del genere”, “qui non si sa dove andremo a finire”, “ormai non c’è limite alla violenza”.
Non è così, il mondo è sempre annegato nel suo sangue, forse ieri più di oggi. Ma pochi delitti meritano il palcoscenico. La maggior parte, per mediocrità, per la modestia della trama, meriterebbero il silenzio.

Nessun commento:

Posta un commento