martedì 18 marzo 2025

L'Amaca

 

La parola grazie
di MICHELE SERRA
Faccio uso privato di spazio pubblico, lo so, ma mi sento in obbligo di ringraziare (anzi, mi sento felice di ringraziare) almeno alcune delle tante persone che hanno dato vita, dal nulla, alla manifestazione romana di sabato. A partire dai tanti artisti, musicisti, scrittori, intellettuali, giornalisti, registi, autori televisivi che hanno portato il loro lavoro, gratuitamente e per pura adesione ideale, sopra quel palco.
Le cinquantamila persone in piazza (e le centinaia di migliaia che hanno seguito in streaming) hanno ascoltato con eroica attenzione, per quasi quattro ore, ciò che purtroppo è sfuggito a molti dei giornalisti presenti, troppo impegnati a raccogliere le dichiarazioni dei politici. L’elenco dei partecipanti è troppo lungo e per la paura di dimenticare qualcuno cito solo i più giovani, il Quartetto Indaco, che ha aperto la giornata con una orchestrazione inedita dell’Inno alla Gioia scritta per l’occasione da Fabio Vacchi.
Ringrazio i tre senatori a vita Renzo Piano, Elena Cattaneo e Liliana Segre. I giovani rifugiati (una afgana, una ucraina, un georgiano) che hanno spiegato a noi europei ciò che rischiamo di dimenticare. Andrea Riccardi e la comunità di Sant’Egidio, Franco Vaccari e i suoi ragazzi della comunità Rondine, i giovani delle Acli, i tre leader sindacali una volta tanto nella stessa piazza, i vecchi commoventi europeisti come Guy Verhofstadt, che invocano la federazione degli Stati europei, inascoltati, da una intera vita.
Ringrazio il Comune di Roma che ha organizzato tutto, e le centinaia di sindaci italiani presenti, dei quali temevo l’aplomb protocollare e invece hanno fatto una allegra caciara sul palco e dietro il palco. Ringrazio Renata Colorni, che è l’Europa in persona.
David Sassoli, che non c’era ma c’era.
Ringrazio, in chiusura, le due donne che hanno tenuto assieme, con una tenuta intellettuale e fisica non alla portata di noi maschi, la titanica sequenza di parole e immagini: Giovanna Zucconi e Silvia Barbagallo. Se mai ci sarà un bis, io sarò in mezzo al pubblico ad applaudire.

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