lunedì 31 marzo 2025

L'assurdo

 

La chiesa con le coperte d’oro dei migranti acceca la destra

“Eldorado”. Gli ingressi della Basilica dei Servi di Maria avvolti come rifugio sicuro. FdI sbraita, l’arcivescovo: “Le paure di essere invasi? Sono propaganda di chi non sa nulla”

Secondo Michel Foucault, è all’arte che oggi tocca l’antica funzione della parresìa, dire la verità in pubblico, e assumersene la responsabilità: “nell’arte … si concentrano, nel mondo moderno, nel nostro mondo, le forme più intense di un dire-il-vero che accetta il coraggio e il rischio di ferire”. Ed è proprio questo un indizio che può guidare chi cerca irriducibilmente una risposta alla domanda, impossibile e necessaria, su cosa sia arte, e cosa non lo sia. In questi giorni a Firenze è stata temporaneamente collocata in Piazza della Signoria una statua moderna: ennesima, stanca, ripetizione di una operazione di sciacallaggio del Rinascimento andata mille volte in scena. Tutto il contrario della parresìa: l’arte non abita qui. Ma, si sa, “lo Spirito soffia dove vuole”: e oggi aleggia con clamorosa evidenza in un’altra, vicinissima piazza fiorentina, quella della Santissima Annunziata. Qui l’artista Giovanni De Gara ha coperto d’oro – l’oro delle coperte termiche in cui avvolgiamo in mare i migranti, quando qualcuno riesce a salvarli – le porte della venerata Basilica dei Servi di Maria, come aveva fatto nel 2018 a San Miniato al Monte: nasceva così il progetto ‘Eldorato. Nascita di una nazione’. E da allora, come scrisse l’Osservatore Romano alla fine dell’anno seguente, “cardinali, vescovi e parroci hanno foderato le porte delle chiese cattoliche e i pastori quelle delle chiese protestanti e ancora sindaci, consiglieri comunali, assessori e direttori di museo gli edifici civili. Venezia, Verona, Pavia, Brescia, Parma, Biella, Bologna, Ravenna, Genova, Pistoia, Roma, Napoli, Palermo, Lampedusa. Una delle ultime per ordine è Lucca, nella chiesa valdese e in quella di San Sebastiano, ma soprattutto nella cattedrale di San Martino, dedicata proprio a quel santo che divise il proprio mantello con un povero infreddolito: una coperta termica ante litteram. Tra le prossime il sacro convento di Assisi. Molte altre ancora se ne aggiungeranno”. Così è stato: e oggi quel progetto torna a Firenze, per volere della comunità servita e del nuovo arcivescovo, Gherardo Gambelli. La densità del segno inventato da De Gara è vertiginosa: le porte come frontiere; come soglie della linea abissale tra sommersi e salvati; le porte delle chiese come secolare accesso a un rifugio sicuro; le porte del cielo da cui non passano i ricchi benpensanti, ma i poveri Cristi; le porte della religione come strumento del dominio di classe, quelle dei “templi che rigurgitan salmi di schiavi, e dei loro padroni” (De André); la Porta d’Oro di Gerusalemme, quella attraverso cui si manifestava la presenza di Dio. Un Dio che ha promesso che sarà con noi nei più piccoli, sofferenti, esclusi, colpiti: il Dio dei migranti, non dei potenti. E, puntualmente, i potenti avvertono il pericolo: e attaccano. “La deriva immigrazionista della sinistra cittadina oggi, nel giorno del Capodanno Fiorentino, ci ‘regala’ la porta di una delle più importanti basiliche della città, la Ss.ma Annunziata, fasciata con coperte termiche. Sul piano politico e anche artistico, mettere le coperte termiche su una chiesa è, oltreché irrispettoso, una schifezza anche estetica”: parole del vicepresidente vicario del Consiglio comunale di Firenze, il Fratello d’Italia Alessandro Draghi, e del confratello consigliere Giovanni Gandolfo, “Quale nazione – chiedono i due ‘patrioti’ – quella dei clandestini?”. Più che la cattiveria, è come sempre la monumentale ignoranza, la sciatteria impunita, di questi custodi della cultura tradizionale a colpire. Sfugge a lorsignori che il ‘capodanno fiorentino’ è il 25 marzo perché quel giorno si celebra la solennità dell’Annunciazione, cioè l’Incarnazione, il cominciamento per eccellenza, l’avvio di una umanità nuova. E che quel giorno è stato scelto per celebrare la Vergine nel tempio cittadino appunto dedicato alla sua Annunciazione. E che la Vergine ha lodato Dio, nel Magnificat, per aver rovesciato i potenti dai troni e innalzato gli umili, rimandato i ricchi a mani vuote e ricolmato di beni gli affamati. Non per aver torturato i migranti e stabilito la purezza della razza… Questa comunista immigrazionista palestinese! – direbbero i due ineffabili fratellini d’Italia. Ignoranza, violenza verbale, industria della paura e dell’odio: c’è tutto il repertorio. Liquidato, con paterna fermezza, dall’arcivescovo di Firenze: “Queste paure di essere invasi molto spesso vengono montate da campagne che non conoscono fino in fondo la realtà”. Le opere d’arte, invece, dicono la verità: ci costringono a vederla, a riconoscerla. La verità su chi difende identità, cultura, arte e tradizione italiane senza saperne nulla. La verità su cosa davvero importa, su cosa può salvare non solo i migranti, ma anche noi, tanto sicuri dei nostri valori e dei nostri buoni sentimenti. Quelle coperte termiche non sono fatte per coprire, ma per scoprire: ed è proprio qui che l’arte può ancora essere “un dire-il-vero che accetta il coraggio e il rischio di ferire”.

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