domenica 23 marzo 2025

L'Amaca

 

Parlare con un mennonita
di MICHELE SERRA
Bisogna parlare con tutti, non solamente con chi è già d’accordo con te.
Altrimenti i confini tra le tribù umanediventano muri invalicabili, e ognuno si ossifica nella sua postura. Lo ha detto bene, tra gli ultimi, anche lo scrittore americano Safran Foer, spaventato dalla situazione in America e dalla totale incomunicabilità tra i due schieramenti.
Il principio è sacrosanto: sì, bisogna parlare con tutti, o almeno provarci. Ma non è per niente facile declinarlo nella prassi quotidiana, nei rapporti umani, nel discorso pubblico. Per esempio: come si fa a “parlare” con i due genitori texani della bambina morta di morbillo perché non vaccinata, che nonostante l’accaduto invitano a non vaccinare i bambini perché “il morbillo rafforza il corpo” e la loro bambina è morta “per un segno di Dio, e sta meglio dove sta ora”? Fanno parte di una setta anabattista dell’America rurale, i mennoniti, sicuramente brava gente, altrettanto sicuramente dei bigotti farneticanti, in uno stato di irrimediabile depressione culturale (si parla tanto di suprematismo bianco, l’America non baciata dai due Oceani ci propone qualche considerazione opposta: sullo sprofondo dei bianchi poveri, abbandonati alla superstizione e all’ignoranza).
Consideratela una prova d’esame, l’esercizio finale di un corso di inclusione e tolleranza: come gli si “parla”, a queste persone, come si apre un varco, anche piccolo, nelle loro certezze sbagliate, a partire dal fatto che definirle sbagliate (perché lo sono!) rischia di offenderli? Non ho risposte. Non potrei mai tenere un corso di inclusione e tolleranza sapendo che in sala ci sono i mennoniti. È un mio limite.

Nessun commento:

Posta un commento