martedì 25 marzo 2025

Indefessi o fessi?

 

Sindrome cinese

di Marco Travaglio 

Sembra ieri che Nato e Ue dichiaravano guerra alla Cina. Hacker e troll cinesi, come i russi, truccavano tutte le elezioni occidentali (“Elezioni, l’onda fake da Cina e Russia”, Corriere). E fabbricavano persino “fake news contro Kate Middleton” (Giornale). E poi ’sti cinesi, oltre a essere tutti uguali e a non morire mai, “stanno silenziosamente defraudando l’Italia delle sue tecnologie e delle sue aziende” (Rep). E che dire delle “bodycam destinate ai poliziotti” comprate “sotto il governo Conte” e del “filo con la Cina che allarma gli 007” (Corriere)? E di Pechino che “ci spia attraverso l’ambasciata e la rete diplomatica” (Libero), ma pure con le “telecamere di sicurezza cinesi” (Corriere)? E “i parlamentari italiani spiati dalla Cina e le interferenze che ancora non vediamo” (Foglio)? E le “ombre cinesi sul black-out dei cellulari in America” e “la mano di Pechino dietro le nuove droghe” (Libero)? E “gli occhi russo-cinesi sulle Svalbard”, le decisive isole nel Mar Glaciale Artico con ben 2.940 abitanti (Foglio)? Senza contare che la Cina ci controlla e ci pilota con Tik Tok, che va bandito da tutto l’orbe democratico. Il 29.6.22 Stoltenberg tuonò: “La Cina minaccia interessi, sicurezza e valori della Nato” e tutta Europa fece sì sì. Nel febbraio ’23 Biden denunciò un attentato alla sicurezza nazionale: un pallone aerostatico cinese giunto in Montana dal Pacifico. Pechino disse che era una sonda meteo dirottata dal vento. Ma gli Usa: “È attrezzata per attività di spionaggio”. Blinken annullò la visita a Pechino e fece abbattere quel pallone a elio da 12 dollari con un missile aria-aria da 400 mila dollari lanciato da un caccia F-22. Il mondo trattenne il fiato, poi il Pentagono dovette ammettere che era una sonda meteo e non aveva spiato una mazza.

Nel luglio ’24 la Nato ribadì che la Cina è il nostro “rivale strategico”. E l’Ue sempre a rimorchio. Su Rep Merlo stilò il “lungo l’elenco di italiani illustri sedotti dalla Cina, a cominciare da Grillo, Conte, D’Alema”. Infatti Conte, noto trumpiano filo-russo/cinese, aveva firmato la Via della Seta per non farci fregare anche quel mercato dai presunti amici. Poi la Meloni la stracciò d’intesa con quel gran genio della Belloni e si meritò il bacetto di Biden sul capino. Ma non bastava: “Bisogna liberare l’Africa dal controllo russo-cinese”, annunciò marziale Urso, pregustando nuovi posti al sole. Ora, contrordine. “Ursula rilancia: ‘Pronti a espandere l’intesa con Pechino’” (Rep). “I dazi di Trump aprono a Pechino le porte dell’Ue” (Stampa). “La tentazione dell’Europa di tornare a chiedere aiuto alla Cina” (Foglio). Gentile Xi Jinping, ha per caso conservato una fotocopia della Via della Seta? No, perché questi pagliacci cambiano più amici e nemici che calzini e mutande.

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