Una discussione bombardata
di MICHELE SERRA
Ricevendo una delegazione dell’Aeronautica, il presidente Mattarella ha detto che «le profonde trasformazioni geopolitiche, tecnologiche, strategiche» richiedono una risposta rapida, e con una voce sola, da parte dell’Europa. Se non lo fa, l’Europa si condanna alla subalternità, perché «le nuove minacce ibride, dalla guerra cibernetica all’uso strategico dello spazio, stanno alterando il contesto di regole faticosamente costruito dalla comunità internazionale dopo la seconda guerra mondiale».
Con Musk che usa il cosmo come il bigliardo di casa, Trump che vuole annettersi la Groenlandia (territorio europeo), i carri russi in Ucraina, il macello di Gaza che continua con zero possibilità che siano i vicini europei a dire o fare qualcosa di umano e di utile, quelli espressi dal capo dello Stato sono pensieri inevitabili, e preoccupazioni diffuse in una parte rilevante della pubblica opinione.
Eppure è quanto basta, nei peggiori bar del Paese, per essere tacciati di bellicismo, di essere al soldo dell’industria delle armi, di preparare la guerra.
In attesa che qualcuno chieda a Mattarella “chi ti paga?”, ci si domanda se e quando sarà possibile parlare di difesa europea (che in questo momento vuol dire anche difesa della democrazia, se è lecito farlo presente) al riparo dal bombardamento ideologico che ammorba il dibattito.
Se il nuovo governo degli Stati Uniti dice, nelle chat così come nei discorsi istituzionali (la differenza, sotto Trump, è impercettibile), che è finita l’ora della difesa europea pagata dagli americani, è più ragionevole prenderne atto oppure imitare Meloni, che fa finta di niente? E avere manifestato per decenni contro le basi americane in Europa, non dovrebbe suggerire un giudizio più circospetto di fronte all’ipotesi che in Europa ci siano le basi europee?
Nessun commento:
Posta un commento