La vera colpa della sinistra
di MICHELE SERRA
Vedi come è difficile leggere il mondo, e raccontarlo. L’idea dominante, sui media, è che i dem americani siano sprofondati nella depressione più nera e nel silenzio più avvilito. Si sghignazza sulle cupe cenette dei radical chic depressi, sul mutismo degli Obama, sulla disfatta mediatica di quelle star (come Taylor Swift, Springsteen, De Niro, George Clooney) che si sono espresse contro Trump — come se una dichiarazione di voto fosse un investimento fallito, e non un diritto democratico, da esercitare non per convenienza, ma per convinzione.
Poi però c’è la gente. Chi sono i trentamila che a Denver vanno a sentire Bernie Sanders (83 anni) e Ocasio-Cortez (35) che invitano a “combattere l’oligarchia”, il governo dei miliardari? E i quindicimila di Tempe (Arizona)? E le migliaia che anche in piccoli centri escono di casa perché qualcuno, come è normale che sia, passa da quelle parti per dire a tutti loro: esistiamo anche noi democratici! Sono popolo, moltitudini di cittadini, il popolo dem che prova a riorganizzarsi, a ritrovarsi, a sentirsi meno solo.
Le piccole categorie mentali di molti osservatori pigri faticano a rapportarsi con gli umori popolari, che non sono univoci. Il cliché giornalistico della sinistra elitaria e della destra popolare è una menzogna (di destra) che la sinistra ha subìto con rassegnazione imbelle. All’interminabile autodafé di sinistra (le colpe della sinistra, le mancanze della sinistra, gli errori della sinistra) bisogna aggiungere questa omissione imperdonabile, e fatale: siamo popolo anche noi, lo dicono i numeri, lo dice la realtà, lo dicono le piazze piene. Perché abbiamo dimenticato di dirlo?
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