lunedì 24 luglio 2023

Il sano chiasso

 

“Fate chiasso”, dice Francesco Invece il Vaticano li punisce
ATTIVISTI DI ULTIMA GENERAZIONE - Contraddizioni. La condanna per il blitz ecologista sotto la statua di Laocoonte Ma già nel 2015 il papa con l’enciclica “Laudato sì” lanciava l’allarme climatico
DI TOMASO MONTANARI
In questi giorni terribili – giorni in cui viviamo un caldo che non ci affligge solo per la sua forza, non così ignota all’Italia, ma perché lo sappiamo esser parte di una estremizzazione del clima che annuncia una catastrofe imminente – siamo forse nella condizione più adatta per meditare sulle proteste dei militanti di Ultima generazione. Un mese fa il tribunale del Vaticano ha inflitto una condanna pesante (in due casi a nove mesi di reclusione, pur sospendendone gli effetti) a tre di loro che si erano incollati, durante l’altrettanto rovente estate dello scorso anno, al piedistallo del Laocoonte già nel Cortile del Belvedere, e oggi stella di prima grandezza dei Musei Vaticani.
La condanna sembra davvero ingenerosa, e in flagrante contrasto con il magistero di papa Francesco, che ha invitato proprio quella generazione a “fare chiasso” contro il modello economico che produce ingiustizia sociale e distrugge il pianeta: “Una nuova economia, ispirata a Francesco d’Assisi, oggi può e deve essere un’economia amica della terra, un’economia di pace. Non basta fare il maquillage, bisogna mettere in discussione il modello di sviluppo. Fino a quando il nostro sistema produrrà scarti e noi opereremo secondo questo sistema, saremo complici di un’economia che uccide. Se non avete niente da dire almeno, fate chiasso!”.
Nella sua mirabile enciclica del 2015, la Laudato sì, Francesco ha condannato con estrema forza l’idea “di una crescita infinita o illimitata, che ha tanto entusiasmato gli economisti, i teorici della finanza e della tecnologia. Ciò suppone la menzogna circa la disponibilità infinita dei beni del pianeta, che conduce a “spremerlo” fino al limite e oltre il limite”. Ha ricordato, contro ogni negazionismo climatico, che “esiste un consenso scientifico molto consistente che indica che siamo in presenza di un preoccupante riscaldamento del sistema climatico. Negli ultimi decenni, tale riscaldamento è stato accompagnato dal costante innalzamento del livello del mare, e inoltre è difficile non metterlo in relazione con l’aumento degli eventi meteorologici estremi, a prescindere dal fatto che non si possa attribuire una causa scientificamente determinabile ad ogni fenomeno particolare. L’umanità è chiamata a prendere coscienza della necessità di cambiamenti di stili di vita, di produzione e di consumo, per combattere questo riscaldamento o, almeno, le cause umane che lo producono o lo accentuano”. Prendere coscienza è, dunque, il punto: e combattere contro chi ha tutto l’interesse a tenerla, invece, a dormire questa coscienza collettiva. I “molti … che detengono più risorse e potere economico o politico sembrano concentrarsi soprattutto nel mascherare i problemi o nasconderne i sintomi, cercando solo di ridurre alcuni impatti negativi di cambiamenti climatici. Ma molti sintomi indicano che questi effetti potranno essere sempre peggiori se continuiamo con gli attuali modelli di produzione e di consumo” (così, ancora, il papa nella Laudato sì).
Se le cose stanno così, è difficile scegliere un’opera più significativa del Laooconte, questo meraviglioso gruppo scultoreo ellenistico che, quando riemerse dal suolo di Roma, nel 1506, fu subito riconosciuto da Michelangelo in persona come “un portento dell’arte”. Il gruppo raffigura la terribile fine del sacerdote troiano e dei suoi figli, sbranati da mostruosi serpenti usciti dal mare per tappar loro per sempre la bocca: Laocoonte, infatti, aveva subodorato qualcosa dell’inganno di Ulisse, e si opponeva all’ingresso del grande Cavallo di legno dentro le mura di Troia. “Temo i greci anche quando portano doni”, disse: un motto perfetto per etichettare le campagne di greenwashing inscenate dai grandi inquinatori, le multinazionali delle energie fossili, e dai loro servi politici.
Laocoonte – come un’altra troiana: Cassandra – dà l’allarme: ma non solo non viene creduto, viene anche orribilmente punito e ridotto al silenzio. Il tribunale della Città del Vaticano in questa storia si è dunque scelto la parte dei serpenti, assegnando ai tre attivisti condannati quello di Laooconte e dei suoi figli: ma papa Francesco non è uno dei vendicativi dèi dell’Eneide, e sono persuaso che prima o poi interverrà per sanare questa condanna, che colpisce proprio chi gli ha dato retta, facendo chiasso nel posto e nel modo più efficace.
Qualunque cosa si pensi di una campagna di denuncia che usa il patrimonio (senza in realtà danneggiarlo affatto) per ricordarci che quel patrimonio, e l’ambiente da cui è inseparabile, stanno per essere distrutti, si dovrà riconoscere che non sono i giovani di Ultima generazione a far bollire la Sardegna a 50 gradi e contemporaneamente a far piovere chicchi di grandine grandi come palle da tennis (anche) sui tetti delle chiese monumentali del Veneto: il mondo è una macchina che corre contro un muro, senza autista e a folle velocità. Vogliamo discutere della grammatica di chi grida perché sia fermata, o provare a fermarla?

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