Che fatica essere vip
DI MICHELE SERRA
Nelle cronache dei giornali le “notti brave dei vip” sono circonfuse di un’aura di lussuria e di eccessi probabilmente immeritata.
E tale da alimentare un’invidia sociale mal riposta, perché niente esclude che un elettricista o un’ostetrica in gita al mare, o a cena in trattoria, si divertano molto di più dei cosiddetti “figli di papà” che fanno le ore piccole in discoteca, chissà quanti beveroni e quante pasticche, chissà che mal di testa, e chissà che ansia quando al mattino non trovano le mutande e devono aprire alla colf perché hanno dimenticato le chiavi nella toppa.
Che cosa è davvero invidiabile, che cosa no? La vicenda del figlio di La Russa, per esempio, è molto poco invidiabile, né sapere dell’amico deejay che va in motoretta a Londra con il figlio di Madonna (dunque La Russa e Madonna sono in un certo senso parenti d’acquisto?) serve a levarsi di dosso l’idea che, se i vip sono vip, è solo colpa nostra, che li chiamiamo così e diamo l’impressione — sbagliata — che in motoretta con il figlio di Madonna vorremmo esserci noi.
Invece, per migliorare lo stato delle cose, dovremmo far sapere in giro che è molto meglio bere un bianco fermo, e ben ghiacciato, non con il figlio di Madonna ma con amici nostri, là dove ci piace stare. La vita dei vip, per quanto se ne sa, è una specie di inseguimento ininterrotto a qualcosa che sfugge prima di tutto ai vip. Dovremmo parlarne con una certa pena, e goderci ciò che siamo. Sarebbe il primo passo verso un Mondo Nuovo. Hai visto mai che ce la facciamo.
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