Conosco la sorella
DI MICHELE SERRA
La storia dell’“osservatorio sui giudici” che un trio di zelanti fascistoni voleva costituire per tenere d’occhio e schedare le famose “toghe rosse” è a mezzo tra il gesto sovversivo e la buffonata: con tanto di millantato appoggio dell’entourage di Meloni, tipico di chi si fa grosso vantando accessi al Palazzo che solo lui sa. «Guarda che io conosco la sorella della Meloni» è puro Franco e Ciccio: si riderebbe se la materia non fosse molto delicata e non ci fosse un’inchiesta della magistratura in corso; e se uno dei tre, Adriano Tilgher, non fosse un nome storico del neofascismo più bellicoso e compromesso con la stagione della violenza.
Di certo c’è il fatto che un vecchio arsenale umano (vecchio, ma con protagonisti di ogni età anagrafica) che pareva ormai dismesso, con la vittoria elettorale del partito che ha la fiamma nel simbolo ha ripreso vita come per incanto.
Ovviamente non per responsabilità diretta della presidente del Consiglio — anche se qualche elemento del suo governo rientra perfettamente nella fenomenologia littoria — ma per un inevitabile fattore ambientale: «Daje che ce stanno i nostri al governo!».
Palazzo Chigi è sicuramente consapevole di non avere bisogno di un osservatorio sulle toghe rosse, sebbene gentilmente offerto, quanto di un osservatorio (permanente) sugli impiccioni neri, quel codazzo di fan si spera indesiderati che mettono imbarazzo o per fanatismo o per cialtroneria, qualità spesso conviventi.
Unico inconveniente, il rischio di trovare in quella terra di confine qualche sottosegretario. O sua sorella.
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