sabato 22 luglio 2023

Da un lettore del Fatto


“Le nazioni europee hanno bisogno di prede. È sempre stato così: chi ha la forza bruta delle armi vince su ogni diritto e quando un Paese manda soldati e cannoni in una terra lontana non pensa certo al benessere di quel popolo… La Francia ha conquistato il diritto di proteggere Tunisia e Algeria. Ma ditemi con tutta onestà: chi ci guadagna in questa funzione, i protetti o i protettori? Le potenze europee hanno inzuppato di sangue i loro confini, hanno svuotato i loro tesori di Stato per trasformarli in cannoni, si sono gettati contro milioni di morti, eppure l’esempio non ha insegnato nulla!… L’Italia continua con la sua campagna d’Africa, la quale aggrava la tensione tra i vari imperialismi, i quali si danno tutti a una sfrenata corsa agli armamenti. Mentre la Germania annuncia la ricostituzione del suo esercito, l’Inghilterra spende miliardi e miliardi per l’aviazione e la marina. L’Europa vive su un barile di polvere da sparo, attorno cui ogni Nazione gioca con le torce accese…”, scriveva Linda Gorret in Mon voyage en Italie e altre memorie (End edizioni).
Queste sono le parole con cui una semplice ragazza di venti anni, figlia di valdostani emigrati in Francia, si interrogava sulle sorti e sui problemi del mondo: era il 1935 e anche allora si parlava 1935 delle guerre e della situazione di quel periodo, con parole profetiche perché semplicemente umane e ragionevoli. Certamente sono umanità e ragionevolezza che mancano a quei governanti – di ieri e di oggi – a cui Linda si rivolge dicendo: “Mettete fine a questa infamia! Impedite la catastrofe che si avvicina!”. Tutto è, purtroppo, tremendamente simile a quel che accade oggi.

Carlo Zaccari

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