lunedì 10 luglio 2023

Daje Paolo!


C’è chi può. Andrea Agnelli si fa beffe della giustizia sportiva, la Figc fischietta

di Paolo Ziliani

Immaginate di essere rinviati a giudizio per rispondere di un qualunque capo d’accusa. Poi di non presentarvi alla prima udienza del processo adducendo la scusa di “improrogabili impegni di lavoro”; di non presentarvi nemmeno alla seconda convocazione; e di risultare assenti anche alla terza senza assicurare di essere presenti alla quarta perché avete altro cui pensare. Domanda: secondo voi ve lo consentirebbero? Se siete comuni mortali, sicuramente no. Se invece avete il sangue blu e appartenete a qualche stirpe reale, tutto vi sarà concesso.
Un po’ quel che sta succedendo ad Andrea Agnelli, l’ex presidente della Juventus che avendo deciso di non aderire al patteggiamento farsa stipulato il 30 maggio scorso tra Procura Figc e Madama (che ha consentito alla Juve di evitare il processo per quattro gravi illeciti – e ulteriori pesanti penalizzazioni – pagando una multa di 718 mila euro, e a tutti i dirigenti, Agnelli escluso, di evitare ulteriori squalifiche dietro pagamento di un’ammenda) deve ora sottoporsi al giudizio del Tribunale federale.
Ebbene, per il processo in calendario il 15 di giugno i legali di Agnelli chiesero subito un rinvio adducendo la scusa di “improrogabili impegni di lavoro” del loro assistito, che dal 28 novembre è disoccupato essendo stato estromesso dai Cda non solo di Juventus ma anche di Stellantis ed Exor. Alla seconda convocazione del 27 giugno Agnelli non si è presentato e oggi, lunedì 10 luglio, sarebbe il giorno della celebrazione del processo, giunto al terzo rinvio, presso il Tribunale presieduto dal giudice Sica.
Ebbene, a meno di clamorosi colpi di scena, del processo ad Agnelli – che dopo la squalifica di due anni ricevuta nel processo plusvalenze, che si aggiunge a quella di un anno scaturita dal processo “Alto Piemonte” sul bagarinaggio dato in mano alla ’ndrangheta all’Allianz Stadium, è a forte rischio radiazione – non si farà nulla nemmeno oggi.
E sapete perchè? Perchè l’ex presidente è atteso domani al Tar del Lazio dove in spregio alle regole, che non consentono a un tesserato tale iniziativa se non dopo aver concluso tutta la trafila dei procedimenti, ha fatto ricorso contro i due anni di squalifica ricevuti dalla Corte d’Appello, e resi definitivi e non più appellabili dal Collegio di Garanzia, al termine del processo plusvalenze. Il bello è che Agnelli sta facendo tutto ciò non solo disinteressandosi dell’iter burocratico da seguire, ma violentando nel profondo lo spirito di leggi e regolamenti. Il Tar del Lazio infatti non può in alcun modo intervenire, entrare nel merito, modificare e/o cancellare sanzioni di carattere sportivo come le squalifiche a tempo inflitte a tesserati (è il caso dei due anni ad Agnelli) o le penalizzazioni o le retrocessioni o le revoche di titoli inflitte ai club (ad esempio il -10 punti affibbiato alla Juventus): il Tar può solo disporre risarcimenti di carattere economico, sempre che ritenga valide le rimostranze del ricorrente, ma nulla più.

Ora, è vero che con la giustizia sportiva italiana tutto è possibile (vedi il patteggiamento farsa del 30 maggio che non poteva essere stipulato per motivi di “recidiva”: la Juventus era stata condannata in via definitiva, nel processo plusvalenze, per violazione dell’articolo 4, e i quattro capi d’accusa per cui avrebbe dovuto andare a processo erano tutti di violazione dell’art. 4); ma farsi prendere in giro in modo così imbelle e sfacciato da chi disprezza le leggi e si atteggia addirittura a vittima è troppo. Va be’ essere schiavi: ma Fracchia in confronto a Gravina è Enrico Toti.

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