martedì 9 febbraio 2016

Ta taà!


Come la Befana, puntale come una cazzata di Orfini, sincronizzato come la voracità di Adinolfi, ecco arrivare nelle nostre case Sanremo, ossia tutto quanto negli altri giorni dell'anno non fa spettacolo, a Sanremo invece lo fa!
Morgan canta e magari deborda in qualche maledizione o critica Patty Pravo? 
Titoloni sui giornali del giorno dopo! 
La valletta ha una scosciata oltre il consentito? 
Fiumi di inchiostro affogheranno le nostre menti già vacillanti per spread e crolli borsistici, mentre nel resto del 2016 una poveretta che mostrerà l'intimo elemosinando notorietà, farà notizia meno di un arrosto bruciato da Barberi e spento da Cracco con una vomitata al salmone. 

L'Italia quindi attende l'alzata del sipario di questa immarcescibile estasi canora che di canoro, a ben pensarci, ha ben poco.
Testi ripassati in padella come uno striminzito sofficino, amore, amore, passione, gelosia, estasi. Ascolteremo tutto quanto non fa musica nel resto dell'anno, vedremo mummie microfonate affrontare la prova con difficoltà crescenti a seconda della bontà dell'ultimo lifting. 
Analizzeremo cantanti e sguardi, risolini e pensieri a mezz'aria. 
Plotoni di nullafacenti, mascherati da critici musicali, evocheranno Nietzsche, Kant per avvicinarci a quanto il trasporto e le verticali di champagne gratis ha loro indotto di pensare per il nostro sviluppo culturale.
Movioleremo l'incedere di bellezze amene, guarderemo a Sir Elton John, terrorizzati che possa esprimersi sui figli avuti assieme al compagno, sezioneremo dialoghi, leggeremo resoconti trafelati e precisi su quanto avverrà sul palco. 
Capiremo che i 100 euro che a luglio ci toglieranno per il canone non servono assolutamente per evitare d'ingolfarci di pubblicità mandata in onda al ritmo di una tv commerciale di televendite, gusteremo le prime file ove "giogioneggieranno" i grandi motori pensanti della tv pubblica pagati centinaia di migliaia di euro, dei nostri euro, per portare spasmodicamente acqua al potere di turno, in una girandola emotiva al solito melensa e senza storia. 
E come tutti gli anni nessuno alla mattina si vanterà di averlo visto, di aver sentito una sola canzone, quando in realtà tanti, troppi, tireranno giù serrande e, in modalità visione di film porno di anni passati, adoreranno lo schermo per vivere la kermesse canora madre di tutte le baldorie in puro stile kitsch anzi, in stile unico, quello di Sanremo.
Io non lo vedrò!
Chiuderò le persiane, smorzerò la lampada e mi gusterò un film di Pasolini in lingua armena con sottotitoli ungheresi...
O no?   

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