lunedì 22 febbraio 2016

Inutilità


A detta di alcuni quotidiani, sta accadendo un fatto anomalo nel mondo finanziario italiano: la famiglia Benetton composta dai fratelli Gilberto, 75 anni e Luciano, 81, pare sia intenzionata a vendere tutta la proprietà per monetizzare e per reinvestire la montagna di denaro in nuovi affari. 
Si parla, ammesso che vi siano acquirenti, di qualcosa come 15 miliardi di euro divisi tra aeroporti, autostrade ed abbigliamento. 
I Benetton non hanno in famiglia qualcuno che si prenda l'onere di continuare la missione di accaparramento iniziata tanti anni fa dai fratelli i quali possiedono tante ricchezze da far star bene per millenni nipoti, pronipoti e chissà quanti altri ancora.
Senza addentrarsi in nozionismi economici, colpisce questo avvicinarsi al capolinea di chi è riuscito a prendersi il nettare di uno stato sovrano in quella forma molto inchiappettante per i normali sudditi che è conosciuta con il nome di convenzione. Lo Stato affida a dei privati la gestione di alcune ricchezze di tutta la popolazione e molte volte chi stipula un accordo del genere, si tutela in modo che se gli affari girassero male, oneri e sofferenze gli verrebbero ribaltate con il relativo esborso monetario da parte di tutti noi. 
Riuscite ad immaginare quanto contante giri nell'Atlantide (si chiama così) dei fratelli Benetton ogni giorno? Quante monete, quante banconote arrivino nelle tasche dalla Società Autostrade per l'Italia? 
Come è stato possibile privarsi di un tale bene, gestire lavori generando posti statali, resta un mistero. Il problema attuale è che visto le cifre in campo, molto probabilmente le concessioni stesse, la gestione degli autogrill, l'aeroporto di Fiumicino, quello di Ciampino, finiranno in mani straniere. Un altro pezzo delle nostre proprietà comuni quindi verrà gestito da altri oltre confine. 
Un altro aspetto: come vivranno i fratelli Benetton questa mutazione, questa sensazione di fine corsa, circondati dai mastodontici sacchi di valuta che, purtroppo per loro, nulla aggiungeranno alle regole biologiche? (cit. Vangeli)
Che senso ha lucrare, smaniare, soffrire per ricchezze abnormi quando si continua ad avere una bocca, un corpo e soprattutto la mancanza di ubiquità? 
Il capitalismo sfrontato e deviato come questo resta un mistero, un Tabor per seguaci del lucro fine a se stesso, senza orizzonti perfetti ed eterni, senza una logica umana che permetta di scavalcare fermate obbligate naturali; un modo di vivere alla moda, sacrificante piaceri basilari quali la lettura, la passeggiata in un bosco, l'osservazione dei paesaggi, la straordinaria esperienza di albe e tramonti, il dolce far nulla riossigenante mente e cuore, il meditare sul mondo e dentro se stessi, il vedere amici, correre su una spiaggia, gustare dell'oasi deserta del giorno dopo da riempire con emozionanti appuntamenti posizionati in piena libertà e senza la fobia di scapparne per un appuntamento con slide e grafici. 
Se l'uomo ha finora compiuto nefandezze in larga scala, il capitalismo deviato e tronfio di parossismo ne è uno dei massimi esempi. 
Accumulare fortune che potrebbero sfamare nazioni non è di questa terra né dovrebbe essere permesso. La proprietà pur essendo sacrosanta non di deve modificare in predominio economico di pochi su molti. 
Ritengo indecente che una famiglia come quella dei Benetton possa aver in mano azioni, società e quant'altro per un valore stimato attorno ai 15 miliardi di euro, cifra tanto enorme da apparir persino ridicola nelle tasche di pochi. 
Ma questi sono discorsi che lasciano il tempo che trovano, tanto è risibile oramai la probabilità di cambiamento. 
Resta solo l'amaro in bocca per così tante risorse lasciate stantie dentro granai tanto enormi quanto inutili. 
Così va il mondo, pare si dica. In quale direzione, nessuno lo sa.  

Nessun commento:

Posta un commento