venerdì 9 dicembre 2022

Vespa Travagliato

 

Casa a Casa
di Marco Travaglio
Non ci si può indignare sempre per tutto. Bisogna scegliere. Ieri eravamo incerti fra il dramma della Meloni, che rapina i poveri per dare agli evasori come Superciuk e poi, se qualche povero s’incazza e dà di matto, è colpa di Conte; e i dolori del giovane Renzi, che inciucia con uno spione in autogrill e quando lo beccano denuncia tutti perché è colpa di Conte. Poi, su Repubblica, ci siamo imbattuti nello straziante grido di dolore di Bruno Vespa, che mostra la sua casa-tugurio e lacrima: “Viverci in affitto, e non saperla mia, mi provoca un grande disagio”. Superiamo il tuffo al cuore e scopriamo che il senzatetto e consorte sono ristretti in 200 mq su tre livelli (attico e superattico) a Trinità dei Monti: “Non è una casa con terrazza, ma una terrazza con casa”. Bei tempi quando “abitavamo a lungotevere Mellini, appartamento di proprietà di 400 metri quadri”. Poi nel 2006 il trasloco con “dura battaglia familiare” a Trinità dei Monti (zona Coccia di Morto) per le ristrettezze economiche (lui 1,3 milioni euro l’anno dalla Rai più gli extra; lei, Augusta Iannini, ex gip con incarichi ovunque). Nel loculo con vista Immacolata e San Pietro c’è spazio appena per le “ben tre cucce di Zoe, il cane parson russell”, “l’opera omnia di D’Annunzio”, quella di Vespa e “Il ritorno degli imperi del direttore Maurizio Molinari” (direttore di Rep, of course: ecco chi gli ha comprato l’unica copia venduta). Per gli altri libri, l’homeless di Porta a Porta ha “affittato anche un appartamento al piano di sotto” e per i vini della sua masseria pugliese pure “una grande cantina al piano terra”.
Ma non è bastato: “Sopra il caminetto, un quadro di Afro appeso su sopporto scorrevole nasconde lo strumento principale della sua carriera”. La lingua? No “il televisore”. Lui racconta che lo nasconde dietro il quadro perché “non mi piace che turbi l’armonia di una stanza”, ma è il tipico pudore di chi prende il Reddito di cittadinanza e si vergogna: in quell’abituro, se vuoi appendere un quadro, devi impallare la tivù. E se vuoi comprare delle arance (“adora fare la spesa”) devi ficcarle in frigo (ne è “pieno”): fuori non ci stanno. Aggiunge strazio a strazio il “rammarico” di vivere in affitto che, a occhio e croce, dovrebbe accomunare chiunque affitti una casa anziché comprarla. Vespa non svela i cattivoni che non gliela vendono. Ma Rep lo sa, strano che non lo dica: nel 2011 scrisse “Dai Balducci boys ai supervip: gli inquilini d’oro del Vaticano. Le proprietà fanno capo a Propaganda Fide e all’Apsa. Un patrimonio che vale miliardi. Ci abitano Vespa, Marano, Monorchio & C.. Gli inquilini eccellenti che han vinto una partita sul Monopoli immobiliare più importante di Roma”. Se ad agosto gli levano il Reddito di cittadinanza lo adottiamo noi.

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