I cinghiali ci riguardano
DI MICHELE SERRA
Per inquadrare un poco meglio la faccenda dei cinghiali bisognerebbe mettersi d’accordo su che cos’è la natura e qual è il ruolo più opportuno per l’animale dominante, nonchélargamente più dannoso, che siamo noi umani.
Discorso lunghissimo che qui, spericolatamente, sintetizzo.
1 — La natura non è un Eden, è un magnifico e spietato groviglio di vita e morte.
La predazione ne fa parte. La natura ingoia proteine per perpetuare se stessa, non perché è cattiva.
2 — L’uomo non può illudersi di sottometterla e trasformarla in un supermercato; ma nemmeno di travestirla in una favola zuccherosa, nella quale nessuno mai soccombe e la morte è un tabù. La visione antropocentrica della natura porta a violarla e sfruttarla ben oltre il lecito, ma porta anche a idealizzarla.
Il cacciatore protervo (non tutti i cacciatori) e l’animalista fanatico (non tutti gli animalisti) sono le due facce della stessa medaglia. Entrambi misconoscono la natura. Ognuno la tira dalla sua parte.
Quando una specie prolifera troppo, danneggiando gli equilibri naturali e spesso indebolendo se stessa, quasi sempre a causa degli errori e dell’incoscienza umana (vedi i gabbiani che abbandonano i litorali per le discariche, o i cinghiali “pompati” a scopo di caccia e ora incontrollati scorridori urbani) l’uomo ha il dovere di intervenire, perché sua è la responsabilità di governo e accudimento del mondo: non si può diventare Re evitando la fatica del potere. Come intervenire, per limitare la superfetazione di una specie (vale anche per ratti, gabbiani, nutrie) è materia di discussione. Non è discutibile il fatto che lo si debba fare.
Buon Natale a tutti, uomini e cinghiali.
Nessun commento:
Posta un commento