venerdì 23 dicembre 2022

L'Amaca

 

La sindrome cubitale
DI MICHELE SERRA
Non solo non siamo rimasti al freddo — almeno per adesso — ma le bollette del gas non sono arrivate ai livelli stratosferici temuti quest’estate. Le ragioni sono molteplici (quasi sempre, e per tutte le cose, le ragioni sono molteplici).
Le ha spiegate bene Luca Pagni su questo giornale. Mi permetto di aggiungerne un’altra, di ragione: la situazione attuale risulta meno grave delle previsioni perché le previsioni stesse risentivano dell’altissimo tasso di emotività del sistema mediatico nel suo complesso.
Si sa che la realtà, per quanto allarmante, ha un tasso di mediocrità che si presta molto poco al racconto avvincente.
Per rimediare a questa mediocrità, poco appetibile per il pubblico, si abusa dell’allarme (e dello spavento, e dell’emotività) come il cuoco che, fidandosi poco della pietanza così com’è, la sommerge di spezie. Se nei notiziari tivù quasi ogni notizia, ormai, èbreaking news ,è perché l’enfasi ha preso il sopravvento su qualunque altro metodo di racconto.
Allo stesso modo potremmo dire che i titoli cubitali, un tempo riservati alle notizie clamorose (è scoppiata la guerra!), nel giornalismo scritto hanno via via permeato, per capillarità, anche i titoli “normali” e le notizie “normali”. Una specie di sindrome cubitale: che ovviamente ingigantisce ogni questione, aggrava ogni ansia, non facilita la prudenza delle analisi.
Essendo veramente scoppiata la guerra, tono e volume si sono allineati alla gravità dei fatti (per altro non nuovi: ci si scanna, su questo pianeta, dall’alba dei tempi) e tutto è parso irreparabile, terrificante, e naturalmente, come si dice adesso, epocale. Ora sappiamo che Putin, da solo, non può determinare il prezzo del gas.
Lo si sapeva anche prima, ma era troppo complicato dirlo.

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