venerdì 9 dicembre 2022

L'Amaca

 

Lo spaesamento dei reazionari
DI MICHELE SERRA
C’è qualcosa di sincero, e quasi di tenero, nello sgomento con il quale il ministro degli Esteri russo, Lavrov, racconta quanto “disumano” sia stato, due anni fa in Svezia, essere costretto a fare pipì in un gabinetto unisex. Rinunciando a troppo ovvie considerazioni su che cosa sia, nella vita delle persone, davvero “disumano” (essere bombardati, magari? Essere spediti a morire in guerra a vent’anni?), quello che conta è cogliere, in Lavrov e nello stato maggiore putinista, lo spaesamento reazionario, uguale in ogni epoca, di fronte ai tempi che cambiano.
Latrine unisex? Confusione di genere? Gli omosessuali e i trans che si permettono di interferire nella pipì di Lavrov? Cose da pazzi! Dove andremo a finire, signora mia, anzi signore mio? Torna in mente il pope Cirillo quando disse (illustrando come meglio non si poteva l’aggressione all’Ucraina) che passare nel campo occidentale vuol dire essere costretti a organizzare il Gay pride. E nel suo molto ma molto più piccolo viene anche in mente la recentissima dichiarazione del citì della Croazia, che mai e poi mai vorrebbe vedere i suoi calciatori esultare ballando, come i brasiliani. Saranno mica checche?
Se nello spavento dei reazionari non fosse poi implicita la violenza della restaurazione, potremmo riderci sopra. Il problema è che dal brusco spiazzamento dei tempi che cambiano, e non ci chiedono mai il permesso di farlo, nascono poi blocchi emotivi, e aggressività violente, terribili. Forse ci vorrebbero dei cessi appositi per gli spaventati. I Lavrov, i Cirillo, i preti dell’Iran, quelli che basta una ciocca di capelli, un water senza sesso, a farli ammattire dalla paura.

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