martedì 6 dicembre 2022

L'Amaca

 

Il destino del viceduce
DI MICHELE SERRA
La vocazione del Salvini per le battaglie perse (tale è la sua strenua difesa dei rotoli di banconote) rischierà, alla fine, di renderlo quasi simpatico, come tutti i perdenti.
Aveva puntato tutto sull’emisfero fascista del cervello italiano, quello che palpita per l’Uomo Forte e i modi bruschi, quand’ecco che la Donna Forte, per giunta più giovane di lui, rimette le cose a posto, gli svuota l’elettorato e lo riduce a viceduce.
Gli piaceva tanto Putin (“a Mosca mi sento a casa” nemmeno Cossutta lo aveva mai dichiarato) e Putin è diventato il paradigma del tiranno massacratore, un impresentabile per antonomasia, il tizio che nessuno inviterebbe a cena. Si è autodefinito premier già nella comica ragione sociale del suo partito (che si chiama, caso unico al mondo, “Lega per Salvini premier”) e non solo non è premier, ma presto farà fatica a rimanere capo della Lega, ovvero “padrone in casa sua”. Si era munito di uno staff social ferocissimo, specializzato nell’impallinare e sputacchiare gli altri, e il gestore dello staff è finito impallinato e sputacchiato per ragioni molto simili a quelle che imputava agli altri (la trave, alla fine, pesa più della pagliuzza).
Ora si è fissato su questa scemenza del denaro contante, che a parte il puzzo di evasione fiscale lo rende tragicamente bacucco, preso in giro da eserciti di giovani e meno giovani che vivono nel 2022 per la ragione ineluttabile che siamo effettivamente nel 2022. Facesse un passo indietro, il Salvini è talmente sfortunato che il baratro potrebbe essere proprio alle sue spalle.

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