domenica 2 novembre 2025

L'Amaca

 

La privatizzazione dell’odio
di Michele Serra
Fatico molto a capire il significato politico, chiamiamolo così, del “caso delle tre femministe” (prendendo per buona la definizione giornalistica della vicenda) accusate di stalking. Intanto mi disorienta la confusione totale tra parola pubblica e parola privata, non capisco più che cosa viene detto o scritto per essere condiviso “da tutti”, che cosa dalla propria “bolla”, che cosa dalla propria cerchia intima. Non aiuta l’uso molto disinvolto delle intercettazioni.
Posso solo dire che, se in questa difficoltà di lettura pesano sicuramente la mia età e la lontananza dai social, avverto con un senso di sollievo l’esserne fuori. (Sarà viltà, sarà l’indubbio privilegio di avere da molti anni il mio piccolo pulpito, fatto sta che ogni volta che leggo di questi dolorosi incidenti mi rallegro di avere evitato quei luoghi).
Al netto di questa scarsa confidenza con il contesto, se mi attengo al testo la confusione, se possibile, aumenta. Non trovo una chiave di lettura — auguro alle protagoniste di averne una. C’è un livello di odio e di disprezzo umano molto alto, questo sì, di molte e molti nei confronti di molte e molti, questo lo capisco anche io. Ma le ragioni di quell’odio e di quel disprezzo? Non esistono destra/sinistra, non percepibili moventi culturali (tantomeno la misoginia: in primo piano ci sono donne che accusano donne). E dunque?
L’impressione è di un tutte contro tutte, tutti contro tutti, persone che odiano persone. L’odio ideologico non era migliore di questo odio umano indiscriminato e capillare. Aveva un solo vantaggio: era leggibile. Questo odio minuto, spalmato sulle singole persone, non richiama la politica, neppure nelle sue peggiori espressioni. Richiama il caos.

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