Non so perché ma ho brividi nella schiena...
Dragaggi, Pichetto smantella la norma: esultano le lobby
DI ANDREA MOIZO
Dopo anni di tentativi a vuoto di vari partiti, il governo ha trovato il grimaldello per scardinare la norma che disciplina i dragaggi portuali, materia ambientalmente delicatissima. E l’uomo giusto per farlo è Gilberto Pichetto Fratin, ministro dell’Ambiente. Il nuovo testo, elaborato in silenzio ma visionato dal Fatto, dovrà passare solo il vaglio della Conferenza Stato-Regioni fissata per il 4 giugno. È stato infatti smantellato l’Osservatorio dei tecnici, guidato da Ispra-Cnr-Iss, devastando l’allegato che normava la materia.
Mantenere la profondità delle acque è un’esigenza per i porti, pressati da un’industria marittima basata su navi di dimensioni sempre maggiori. Ma con fondali contaminati da decenni di uso industriale, gli escavi comportano alti rischi di dispersione e grandi costi di smaltimento. Un problema per le autorità portuali, in concorrenza feroce per attrarre navi, senza una regia statale che dovrebbe, fra l’altro, organizzare e smistare i traffici anche in base alle esigenze di profondità e ottimizzare gestione e destinazione dei sedimenti di dragaggio. Così per anni la lobby marittima, interessata a tagliare le curve di tale percorso, ci ha provato con emendamenti alla legge ambientale, scontrandosi però con l’iter normativo e i rilievi degli enti tecnici che erano riuniti per legge in un “Osservatorio esperto”. Ora il Mase di Pichetto Fratin ha cambiato approccio: ha rimpiazzato questo Osservatorio con un gruppo di lavoro più politico che tecnico, capitanato dalle Regioni a maggiori velleità dragatorie (Liguria e Friuli). E ha dato mandato al nuovo gruppo di intervenire direttamente sull’allegato, così da sfuggire all’iter parlamentare e alla sua visibilità (per modificare un decreto ministeriale basta un decreto ministeriale).
Il taglio è stato lineare: campioni più ampi, analisi meno dettagliate, ecotossicologia molto ridimensionata, opzioni di gestione più lasche e sistema di monitoraggio azzoppato: “Analizzando lo stesso set di dati, con le nuove metodologie risultano la metà dei fanghi di classe D e il doppio delle classi più pulite rispetto ai risultati che si hanno coi criteri vigenti” rileva, dietro anonimato, uno dei tecnici Cnr che sono riusciti a seguire la cosa senza potervi però incidere. Il risultato sarà sdoganare la corsa disordinata a opere di scavo di spesso dubbia utilità, imperniata su criteri di fretta e risparmio che cozzano con una norma di tutela ambientale. Il cui cuore è un allegato tecnico a un decreto del ministero dell’ambiente che nel 2016 ha attuato le previsioni del testo unico di 10 anni prima. Il documento stabiliva un percorso logico di procedura incrociando analisi chimiche con test ecotossicologici, in un’ottica di differenziazione mirata al riutilizzo per ripascimento o riempimento di opere portuali, prevedendo il riversamento in mare per i volumi innocui e lo smaltimento in discarica per i più inquinati. Tutto smantellato.
Tra una settimana scavare nei porti sarà più facile. E doppiamente pericoloso.
Nessun commento:
Posta un commento