domenica 1 giugno 2025

Confusione

 

Ehi, c’è nessuno?
DI MARCO TRAVAGLIO
La doverosa manifestazione delle opposizioni per Gaza ha un grosso pregio: l’assenza di Calenda e Renzi, freschi di reunion; e un grosso difetto: arrivare con 20 mesi di ritardo. Ma, all’atto pratico, cambierà poco: il destino dei palestinesi, diversamente dal passato, non dipende né dall’Italia né dalla cosiddetta Europa. Che su Gaza, come sull’Ucraina e su tutto ciò che conta, non esiste. Macron “minaccia” di riconoscere lo Stato palestinese: lodevole proposito, ma puramente simbolico e anche tardivo rispetto a molti altri Stati. Francia o non Francia, lo Stato palestinese resterà lettera morta. Perché esista servirebbe un’iniziativa europea, come quella che nel 1992-’93 riunì segretamente per mesi a Oslo le delegazioni di Israele e dell’Olp con la mediazione americana (Bush padre e Clinton) e russa (Eltsin), culminata nelle firme di Rabin e Arafat sull’accordo di pace prima nella capitale norvegese e poi alla Casa Bianca. Lì si avviò un percorso a tappe verso i “due popoli in due Stati”, bruscamente interrotto nel 1995 dall’assassinio di Rabin e nel 1996 dal primo governo Netanyahu. Oggi, trent’anni dopo, non si vede in Europa un solo statista in grado di riannodare il filo strappato. La tregua è affidata al vituperato Trump, che ha tutti i difetti del mondo, ma è l’unico che ci prova e ogni tanto ci riesce: ha ottenuto la prima tregua Israele-Hamas, cerca di propiziare la seconda, ha firmato la pace separata con gli Houthi, ricomposto per ora la guerra India-Pakistan, bloccato le fregole israeliane contro l’Iran con cui cerca l’intesa sul nucleare e vedremo come andrà con la Russia e l’Ucraina.
Intanto le cancellerie europee, con quell’arietta di superiorità che non si sa da dove derivi, assistono comodamente sedute in poltrona trinciando giudizi, stilando pagelle, distribuendo patenti senza contare né fare niente. Si danno arie e nomi altisonanti per nascondere la loro nullità: “volenterosi” (cioè velleitari), “garanti di sicurezza” (senza che nessuno voglia farsi garantire da loro), “Prontezza 2030” (un ossimoro: o sei pronto subito o sei impreparato). Mezzi guardoni, che si godono lo spettacolo dal buco della serratura, e mezzi cornuti, sempre ultimi a sapere le cose. Tutti a ridere e a inorridire del presunto piano trumpiano Gaza Resort (un filmato satirico che percula Donald e Bibi): ma quale sarebbe il piano europeo per uno Stato palestinese e per un compromesso decente fra Mosca e Kiev? Ciance, giaculatorie e nemmeno un delegato che se ne occupi o un tavolo su cui discuterne. Tutti a gufare contro i negoziati di Trump per poter dire: “Ecco, gliel’avevamo detto che non doveva escluderci!”. Ma sempre nella speranza di non essere inclusi: sennò non saprebbero cosa dire.

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