mercoledì 12 marzo 2025

Robecchi

 

Mani in alto! La nuova vera potenza occidentale: la propaganda di guerra
di Alessandro Robecchi
La propaganda bellica di questi mesi, la leggiadra narrazione secondo cui ci servono in fretta e furia 800 miliardi di “investimenti” in ordigni e sistemi per sganciarli, non ha precedenti, o forse sì. A reti e giornali unificati abbiamo assistito allo stesso fuoco di fila quando si trattava di abolire l’unica norma varata nel Paese a sostegno delle fasce più povere della popolazione: il reddito di cittadinanza. Non c’era giorno, o articolo, o riga, o collegamento, o esperto intervistato, che non spingesse sul pedale dello spreco di soldi pubblici e sulla criminalizzazione dei poveracci che stavano “sul divano”. Lo stesso identico meccanismo per cui oggi si spinge per indebitarsi fino al collo, tagliare il welfare, fare sacrifici, legarsi mani e piedi a una spesa con soldi che non abbiamo, e chi si oppone sta sempre “sul divano”, ma in questo caso è pure amico di Putin, guarda un po’.
E va bene: la propaganda ama il pensiero semplice.
Naturalmente non c’è metodo migliore per venderti una pistola che convincerti che tutti vogliono ammazzarti, per cui uno dei tasti più suonati è che prima o poi l’impero russo si allargherà ancora, prenderà i baltici, poi la Polonia, poi è un attimo che ti fai una birra a Berlino e marci sotto la Tour Eiffel. Nel pensiero semplice della propaganda sono compresi testacoda un po’ estremi che non ti aspetti. La Russia, che tre anni fa “combatteva con le pale” e “usava i chip delle lavatrici” per aggiornare le sue armi, che sarebbe andata in default in “due settimane”, non serve più. Oggi si porta una Russia diversa, potentissima e implacabile, capace di arrivare qui in dieci minuti netti perché noi siamo imbelli e disarmati.
Parentesi: tutta questa bella propaganda, questa réclame, sorvola allegramente le tragedie, i morti, le famiglie distrutte, i paesi sgretolati, le paure, il futuro azzerato di un paio di generazioni di ucraini. La loro morte serve allo scopo del riarmo, è benzina per il motore dell’apparato militare-industriale. Chiusa parentesi.
La propaganda ha un altro corno interessante, che sta a Ovest, cioè a casa di mister Trump e della sua cricca. Non ci difenderà più (noi tapini!). Non sgancerà più un soldo! Uscirà dalla Nato! È uno spettacolo impagabile vedere tanti atlantisti, quelli che da decenni ci ammoniscono col ditino alzato, vagare sconcertati tra le macerie delle loro pratiche di sudditanza. Ma insomma, anche questa narrazione porta acqua al mulino della propaganda bellica (non ci difende più lo zio Sam, deve fare tutto zia Ursula), e anche questa narrazione suona, all’apparir del vero, un po’ falsa. Primo, perché gli Stati Uniti hanno il 43 per cento della quota di mercato delle armi di tutto il pianeta (in testa per distacco) e, secondo, perché la famosa Europa che oggi vuole armarsi compra proprio dagli Usa il 64 per cento delle armi che importa. Traduco: “non ci difendono più”, ma continuiamo a ingrassarli. Si aggiungano il centinaio di bombe atomiche gentilmente recapitateci negli ultimi mesi (una trentina in Italia), bombe che abitano qui, ma che – nel caso – lancerebbero loro. E pure, notizia che meritava più rilevanza, il fatto che lussuosissimi aerei da caccia come gli F-35 sono di fatto controllati da software remoti. Traduco: se gli Usa non vogliono, non decollano nemmeno, noi ne ordiniamo altri e li paghiamo carissimi, che è un po’ come comprare una macchina che non si muove se il concessionario non dà l’ok. Però mi raccomando, dobbiamo armarci. Per il nostro bene, s’intende.

Nessun commento:

Posta un commento