Cercansi sovranisti
di Marco Travaglio
Mai come oggi che (così almeno dicono) abbiamo la prima premier “sovranista”, si avverte un gran bisogno di “sovranismo”. Servirebbe un governo che andasse su Google, cercasse “interesse nazionale” e “sovranità nazionale”, poi li confrontasse con la nostra politica estera. Che, negli ultimi 50 anni, non è mai stata meno sovranista, cioè meno attenta all’interesse e alla sovranità nazionale, di oggi. Da quando ci è capitata la sciagura del draghismo, siamo finiti su un nastro trasportatore pilotato da Washington che ci trascina verso orizzonti sempre più nefasti, inimmaginabili solo un anno fa. Li scopriamo ogni giorno con crescente angoscia, perché non ci riguardano, non ci convengono, calpestano la nostra sovranità e danneggiano i nostri interessi. Prima le auto-sanzioni a Mosca, che colpiscono più i sanzionatori che il sanzionato, e le armi all’Ucraina (paese aggredito come centinaia di altri negli anni e non alleato), prima difensive, poi offensive ma leggere, ora pesanti, domani i cacciabombardieri e magari pure le truppe. Il tutto in nome dell’“euro-atlantismo”, che è come dire “cannibalismo vegano”, perché mai come oggi gli interessi europei sono opposti a quelli anglo-americani: un pietoso eufemismo per nascondere il più bieco servilismo agli Usa. Che, nella storia, ha un solo precedente: quello tra il 1948 e gli anni 50, che però coincideva col nostro interesse nazionale. Gli Usa, oltre ad averci liberati dal nazifascismo (insieme all’Urss, peraltro), destinarono il 2% del loro Pil al Piano Marshall per ricostruire l’Europa. Oggi ci chiedono di destinare il 2% del nostro Pil alle spese militari di una Nato che non ci protegge dai veri pericoli, quelli sul fianco Sud, ma si concentra sul fronte Est perché gli Usa hanno la fissa di Russia e Cina, che non minacciano né l’Italia né la Ue. Quindi dobbiamo svenarci, sì, per l’interesse nazionale: ma americano.
E ora, incollati sul tapis roulant teleguidato dalla Casa Bianca, scopriamo di essere in guerra non solo con la Russia, ma pure con l’Iran e la Cina. L’altroieri qualche squilibrato seduto a Washington, o a Gerusalemme, o in entrambe le capitali ha deciso di bombardare una fabbrica di Teheran; e il generale dell’Aeronautica Usa Michael Minihan ha avvertito i suoi uomini di prepararsi alla guerra con Pechino nel 2025. Ove mai vi sopravvivesse un grammo di sovranismo, il governo italiano dovrebbe avvertire gli “alleati” che a noi l’Iran e la Cina non hanno fatto nulla e che l’articolo 11 della nostra Costituzione ci vieta di risolvere le controversie internazionali a mano armata. Quindi bombardino pure chi pare a loro, ma lascino in pace la Nato, cioè anche noi. Quelle sono le loro guerre, non le nostre. Noi abbiamo già dato.
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