mercoledì 25 gennaio 2023

Ah Peter!

 

Ucraina, avanti così siamo a 90 secondi dalla fine nucleare
di Peter Gomez
Missili e proiettili dalla Corea del Nord. Droni dall’Iran e dall’altra parte presto carri armati Abrams dagli Stati Uniti, Leopard dalla Polonia e pure dalla Germania. Benvenuti nell’Ucraina aggredita da Putin, il Paese dove nei palazzi del governo c’è chi fa affari a colpi di mazzette e al fronte si viene massacrati a colpi di cannone. Secondo le stime dell’esercito norvegese sono 180 mila i militari russi feriti o passati a miglior vita, ma sono almeno 100 mila quelli di Kiev a cui si devono aggiungere circa 30 mila civili uccisi. No, non vanno bene le cose in Ucraina. I russi sono tornati lentamente ad avanzare e i buoni propositi occidentali, come spesso accade in guerra, sono andati a farsi fottere.
Dieci mesi fa tutti i leader, da Joe Biden a Emmanuel Macron, ci spiegavano quanto fosse importante “evitare l’escalation”. Oggi, tranne i missili a lunga gittata, in Ucraina l’Occidente manda di tutto. L’escalation è in atto e verosimilmente durerà per tutto il 2023. I generali americani spiegano che “ben difficilmente” gli uomini di Kiev nei prossimi 12 mesi riusciranno a liberare la loro patria. Così l’orologio dell’Apocalisse, si legge nel bollettino del scienziati atomici, non è mai stato tanto vicino allo zenith: stando alle previsioni degli esperti, solo novanta secondi ci separano dalla fine del mondo nucleare. Ma di negoziati ormai nessuno parla più. Anzi, come ricorda il generale Marco Bertolini, ex capo del Comando operativo vertice interforze e nel 2019 candidato senza fortuna al Parlamento europeo nelle file di Fratelli d’Italia, tutto lascia supporre che prima o poi pure l’Occidente metterà gli stivali sul terreno. “Ci stiamo rassegnando – dice Bertolini – a una guerra che con noi non c’entra niente”.
Del resto basta fare due conti. La Russia ha una popolazione quasi quattro volte più grande dell’Ucraina. Se il regime di Putin tiene – e per ora sta reggendo bene – può richiamare molti più soldati di Kiev. In una guerra di attrito come ormai è diventata quella Ucraina, il numero di uomini impegnati sul terreno fa la differenza. Se ai russi non mancheranno le armi – e per ora al contrario di quanto ci raccontavano non mancano – prima o poi l’Occidente si troverà davanti a un dilemma: lasciare che gli invasori riprendano una veloce avanzata o inviare i nostri militari? Lo sappiamo. Sarebbe la guerra mondiale. Sposterebbe l’orologio atomico avanti di un altro minuto. Ma chi lo può, a questo punto, escludere?
Nelle tante chiacchierate informali che chi scrive ha fatto con molti importanti politici di maggioranza e di opposizione, sempre ci siamo sentiti ripetere: “Sono dei pazzi”. Frase riferita genericamente un po’ a tutti: Putin, Biden, Zelensky e tanti altri. Ma quasi nessuno ha il coraggio di dirlo pubblicamente. Perché le cose potrebbero anche non precipitare. La guerra mondiale o peggio nucleare potrebbe anche non scoppiare. E tutti temono le conseguenze per un’Italia che, in caso di vittoria ucraina o di un cessate il fuoco, si sfila dal fronte occidentale. Chi è appena andato al governo non vuole perdere gli appoggi politici americani ed europei e ha anche paura che gli alleati penalizzino l’Italia economicamente. Chi sta all’opposizione ha dei timori in più: venir massacrato dai media. “La scialuppa è piena di buchi”, ci ha detto un ministro, “ma è l’unica che abbiamo”. Così la politica italiana ci resta aggrappata costringendo i cittadini a fare altrettanto. Pregate tutti di non venir trascinati all’inferno.

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