martedì 17 gennaio 2023

Però!

 


Giubbotto di Cuccinelli da 10mila euro, orologio da 35mila euro, camice comprate in elegantissime boutique palermitane da 700 euro, malato e sofferente, ci dispiace, il boss Denaro è stato acciuffato nella clinica oncologica che dista, badate bene, circa 650 metri dalla Direzione Investigativa Antimafia... dopo trent'anni! Ci mancava che fosse entrato dentro agli uffici che lo inseguivano da tre decenni per chiedere di fare una fotocopia al suo documento, falso, e il Guiness si sarebbe dovuto aggiornare! 

Queste attestazioni di giubilo, di premier che galoppano trafelate a Palermo per intestarsi la vittoria, mi raggelano. 

Al di là che il boss abbia deciso di farsi catturare o no, resta in campo l'incredibile durata della sua latitanza, simile a quella di Provenzano e di Riina, anch'essi mai allontanatisi dai loro feudi, e conseguentemente la vergogna epocale di tutte le persone per bene, emergendo nei fatti, in questi fatti, l'eclatante coperture politiche, finanziarie, di affiliati, di appoggianti il sistema mafioso. E' questa la ferita difficilmente rimarginabile, è il cuore del problema ad intristire cuore e senno: l'azienda mafia continuerà imperturbata a fatturare miliardi attraverso spaccio di droga, di pizzi, di acquisizione di società per poter lavare i soldi odoranti di morte. E tutto questo grazie all'appoggio del mondo bancario e finanziario. 

Se ci sono spunti per esultare nel vedere catturato un ammalato dopo trent'anni, che avrà messo a posto carte ed incarichi, fatemelo sapere. Che festeggio anch'io!  

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