Leggo e premetto: lo stato democratico deve tutelare la salute dei detenuti. Su questo non ci piove e siamo perfettamente d'accordo. Ma leggo che per quel boia arrestato dopo trent'anni stanno allestendo un ambulatorio adatto per la chemio e che il primario di oncologia dell'ospedale dell'Aquila, Luciano Mutti, prenderà in carico il paziente egli stesso.
D'accordo che per motivi di sicurezza è meglio curarlo in carcere, ok. Ma posso dire che mi girano i coglioni? Che un poveraccio ammalato di tumore deve sottoporsi a liste di attesa indecorose per uno stato civile e che il primario lo vedrà o col binocolo o dietro la classica visita a pagamento? Che tutta questa premura, per certi aspetti sacrosanta, nei riguardi di uno che si vantava di aver ammazzato tanta gente da riempire un cimitero, che ha partecipato a fare esplodere bombe che hanno ammazzato gente comune tra cui una bimba il 27 maggio 1993, Nadia Nencioni, la sorella Caterina di appena 50 giorni, i genitori Fabrizio e Angela, in via de' Georgofili a Firenze, mi sta enormemente sui coglioni?
Farei far la fila a questo bastardo, la fila ignominiosa che molti stan facendo anche oggi, a causa dei problemi del sistema sanitario; lo farei aspettare, incuneargli quella sensazione che hanno purtroppo molti che pur vivendo onestamente, devono subire la nefandezze della sanità pubblica.
D'accordo curarlo, ma sempre nel rispetto degli altri. In fondo trattasi di un bastardo infinito.
E per concludere riporto la poesia di Nadia Nencioni scritta due giorni prima di morire, dal titolo Tramonto, che è poi lo stesso nome dato dai Carabinieri all'operazione che ha portato all'arresto di Denaro.
Tramonto - di Nadia Nencioni
Il pomeriggio
se ne va.
Il tramonto si avvicina,
un momento stupendo,
il sole sta andando via (a letto)
è già sera tutto è finito.
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