venerdì 19 novembre 2021

Grande Amaca

 

L’amaca
Nessuna misura di distanziamento
di Michele Serra
Il lancio del libro natalizio di Bruno Vespa è, a tutti gli effetti, una solennità romana. Una specie di festa del consociativismo, quella regola non scritta, eppure tra le più applicate, che raggruppa in un unico enorme sciame politici di destra, sinistra e centro, cardinali, generali, magistrati, dame, giornalisti, direttori e presidenti di questo e di quello, spioni in chiaro e spioni criptati, chiunque si senta parte di quella cerchia vasta, cangiante eppure eterna, che è il potere: il famoso Palazzo. A parte le Brigate Rosse e il Ku Klux Klan, non credo esistano altre forze politiche che non abbiano celebrato, presentando il nuovo libro di Vespa, il riconoscimento della propria esistenza tra quelli che contano.
Per capire quanto sia colloso quell’ambiente, e quanto certo della propria inamovibilità (i governi passano a decine, Vespa li passa in rassegna), si ascoltino le parole, non si capisce quanto autoironiche, quanto rassegnate, del segretario del Pd Enrico Letta, invitato per la prima volta e formalmente grato per l’ammissione in quell’empireo per altro popolosissimo, con decine di amici e centinaia di amici degli amici. Non proprio un club esclusivo, e addio alle regole di distanziamento.
Peccato, considero Letta persona stimabile e munito di risorse proprie, non debitrici del pappa e ciccia (si dice anche: culo e camicia) che è la Roma vespiana. Ma ormai è fatta, ci è andato pure lui, forse ci tornerà, e come direbbe Bergoglio, chi sono io per giudicarlo?
Sono un privilegiato: non faccio politica e pur essendo romano ho vissuto la mia vita, umana e professionale, quasi tutta a Milano. Ogni volta che esce il nuovo libro di Vespa, me ne rallegro assai.

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