Una preghiera per i crociati
di Michele Serra
Di fronte al leader dei No Vax veneti, religiosissimo, incazzatissimo, che si contagia durante un pellegrinaggio a Medjugorje e adesso è in terapia sub-intensiva, dunque in condizioni gravi, l’istinto, inevitabile, è allargare le braccia e passare, dopo il dovuto amen, ad altro argomento.
Poi però si pensa alla sofferenza, sua e di chi gli vuole bene, e al bisogno di rimanere umani che può salvarci non tanto dai No Vax, quanto da noi stessi. Si sosta dunque, metaforicamente, al capezzale di questo sventurato, di questo scervellato, e più di ogni altra cosa ci si domanda: ma avrà capito? Attribuirà a un disegno divino la sua malattia, oppure sarà capace di fare due più due e considerare la sua improvvida maniera di affrontare un virus che a tutti noi, poveri cristi, normali cristi, perplessi cristi, umili cristi, suscita paura, e bisogno di cura, e bisogno di vaccino, e a quelli come lui invece ha suscitato, fin qui, solo bizzarre dicerie, arroganti accuse, spocchiose illazioni?
Lui non lo sa, forse non lo saprà mai, ma anche dal suo ritorno alla ragione dipende la nostra residua speranza. Nessuno si salva da solo, e tantomeno ci piacerà salvarci vedendo rantolare e crepare i fichissimi e le fichissime ai quali il vaccino (popolarissimo, richiestissimo) invece fa schifo, perché è direttamente da Dio e da Maria Vergine, beati loro, che questi eletti attingono grazia e guarigione. È pazzesco, se ci pensate: uno come me, ateo e disarmato, oggi prega per la salute, fisica e psichica, di un crociato che è rimasto infilzato nella sua stessa spada.
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