Matteo il Russo
di Marco Travaglio
Ne La maledizione dello scorpione di giada, Woody Allen interpreta un detective che indaga su una serie di rapine e alla fine scopre di averle fatte lui. Gli psichiatri, quando uno accusa gli altri di ciò che fa lui, parlano di proiezione, ma escludono che la sindrome sia contagiosa. Fa eccezione l’Innominabile, che la propaga a ritmi da far impallidire la variante Delta, specialmente tra i giornalisti. Chi non ricorda le sue cheerleader pennute che prendevano sul serio le sue filippiche sulla Spectre Putin-Casaleggio-Grillo (ma anche un po’ Trump) intenta a spostare milioni di voti verso i 5Stelle a suon di fake news, troll, account falsi e cyberpropaganda dalla Russia con furore? E la Mata Hari dei social che si faceva chiamare Beatrice Di Maio per stornare i sospetti di simpatie grilline, smascherata sulla Stampa dal commissario Iacoboni come agente segreta della Casaleggio & Cremlino Associati, poi rivelatasi essere la moglie di Brunetta? E le commissioni anti-fake news, composte da maestri del ramo tipo Riotta e Fubini? E la caccia dei giornaloni alle cellule più o meno dormienti della Social-Piovra che da Mosca e San Pietroburgo allungava i tentacoli ad Afragola, Frascati e Terni, dove operava in incognito il famigerato Leonardo Piastrella, alias Ermes Maiolica o Vincenzo Ceramica, noto mago dei travestimenti? Pagine indimenticabili di giornalismo investigativo, come quelle sulla congiura russo-grillina per rovesciare il capo dello Stato a colpi di hashtag #Mattarelladimettiti, con indagini di: Procura di Roma, Digos, Antiterrorismo, Polizia Postale, Aise e Copasir. Chissà che fine han fatto.
Ora si scopre che il senatore a tassametro, quand’era premier e segretario Pd, oltre a controllare Rai e Mediaset, aveva messo su una Bestiola pagata da Open (nota fondazione culturale indipendente) con software israeliani per fare ciò che rimproverava agli avversari: magheggi social, “amicizie” pilotate, account farlocchi e fake news contro un solo nemico: i 5Stelle. “Ci avevano chiesto di creare almeno 10 profili social non veri”, dichiara ai pm uno degli smanettoni incaricati di dirottare i commenti negativi. “Non perdete tempo, partite, i nomi li sappiamo. Altro che privacy!”, li aizzava lo Statista di Rignano. Ora che escono cose vere su di lui, alla privacy s’è riaffezionato. Ed è probabile che, senza la gigliosa macchinetta da guerra, pure il suo 1,7% sia sovrastimato. Deve aver fatto tesoro delle lezioni del guru Fabrizio Rondolino, noto sfollagente, che 4 anni fa gli scriveva: “Non dobbiamo perdere tempo a riconquistare l’elettorato: dobbiamo spingerlo a non votare più”. Missione compiuta. Quod non fecerunt Cremlini, fecerunt Rondolini.
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