Dna, esorcisti e comunisti: Sempio rovinato dai legali
DI SELVAGGIA LUCARELLI
Misteri italiani. Perizie su fotografie, macchie di sangue che ci sono e non ci sono. E il “supertestimone” conosciuto come “Pirlòn”
Ieri, Massimo Lovati, avvocato di Andrea Sempio, ha detto che il suo assistito è un “comunista disadattato” e che la vicenda Poggi è legata a una storia di esorcismi. In effetti la dichiarazione sembra frutto di un fenomeno di possessione: l’avvocato era chiaramente posseduto da Italo Bocchino. Non sappiamo se sia stato poi esorcizzato o se si aggiri per Garlasco dando dell’antisemita a Stasi e delle sinistroidi alle sorelle Cappa, ma siamo certi di un fatto: il povero Andrea Sempio non si deve difendere solo dagli avvocati di Stasi ma pure dai suoi, questo ragazzo è letteralmente sotto assedio. Qualcuno gli mandi i caschi blu a Garlasco. Va inserito nella categoria “individui fragili”, da ora in poi si dirà “prima le donne, i bambini, gli anziani e poi Andrea Sempio”.
L’avvocato Lovati ogni giorno ha un’uscita più improbabile di quella del giorno prima. Non solo ha dichiarato che con l’omicidio di Chiara Poggi c’entrano la Chiesa e gli esorcismi, ma ha pure chiarito che “l’ha sognato”. Un po’ come il fioraio del caso Sarah Scazzi che prima disse di aver visto Cosima e Sabrina Misseri caricare Sara in macchina. E poi chiarì che era un sogno. Per la cronaca, col sogno le due hanno preso l’ergastolo. Per Sempio, se va avanti così, ripristinano lo schiaccia-testa medievale. A ogni modo, io penso che Stasi e gli avvocati di Stasi, a ogni dichiarazione di questo tizio, stappino un bordeaux dell’81. Ma anche la storia degli “strani suicidi a Garlasco” è tragicomica. A parte che oggi, nella cronaca contemporanea – fateci caso – non esistono più suicidi, ma solo “omicidi mascherati da suicidi”, qui però non ci capisce una cosa: se c’è un filo rosso che lega queste vittime, perché Chiara Poggi sarebbe stata uccisa barbaramente con un oggetto contundente mentre per gli altri si simulano suicidi per impiccagione, iniezioni letali e tagli di gola e polsi? Per giunta anche a dieci anni dal delitto e in località che per la cronaca sarebbero “Garlasco” e poi, andando a verificare, sono magari Vigevano o altri comuni. È come localizzare un suicidio a Sesto San Giovanni mentre è avvenuto a Melegnano, perché tanto comunque sono entrambi in provincia di Milano.
Trovo poi tragicamente esilarante la corrente innocentista a favore di Stasi che, sull’onda del sensazionalismo mediatico, ha partorito il seguente ragionamento: “Povero Stasi, lo hanno condannato senza prove, solo sulla base di becere supposizioni!”. E fin qui, ci si può anche stare. Per poi proseguire: “Indagate sulle gemelle Cappa piuttosto, che quelle erano sicuramente invidiose della cugina, poi Chiara aveva scoperto qualcosa e sono entrate in casa con Sempio che era ossessionato da Stasi anche se non lo conosceva e l’hanno ammazzata tutti insieme!”. In pratica si può continuare a buttare fango e accuse su tutti, pure sui non indagati, tranne che sul condannato in via definitiva. Condannato che mi auguro davvero sia innocente, perché nel caso non lo fosse, oltre ad aver ucciso la sua ex fidanzata, starebbe pure cercando di far andare in galera un povero cristo al posto suo. E neppure per evitare il carcere, visto che è ormai a fine pena, ma per riabilitare la sua persona, la sua reputazione agli occhi della società. Se ci pensate, arrivati a questo punto, o è una vittima da manuale o un delinquente da manuale.
C’è poi un’altra figura mitologica: quella dell’avvocato di Stasi, Antonio De Rensis (avvocato anche della famiglia Pantani). Cravattone celeste d’ordinanza e aria piaciona, dice di lui il Corriere: “Nelle quattro inchieste riaperte sulla morte del Pirata, di cui tre archiviate, c’è la firma e la caparbietà di De Rensis dietro molti atti ed esposti presentati dalla madre del ciclista”. Insomma, viene citato un precedente di un certo successo. De Rensis critica aspramente il già citato avvocato Lovati quando quest’ultimo sostiene che dietro all’indagine su Sempio ci sia una macchinazione: “Se uno si deve difendere dicendo che forse c’è una macchinazione allora… è un’accusa gravissima!”, polemizza. Secondo le cronache, lo stesso De Rensis tempo fa si sarebbe trovato a una cena in un agriturismo a Modena con Fabrizio Corona e gli avrebbe detto: “Ho fatto di tutto per trovarti, devo dirti una cosa: il caso verrà riaperto. Stasi è innocente. Vedrai”. Verrebbe da commentare: se uno si deve difendere cercando la sponda mediatica di Fabrizio Corona, allora è gravissimo. Poi c’è la storia meravigliosa dell’impronta di Sempio che prima per i giornali è una impronta insanguinata, poi si scopre che non è rossa perché insanguinata, ma a causa del reagente. Qualcuno fa giustamente notare che una ditata sulla parete in una casa frequentata da Sempio non significa nulla (tanto più che lì vicino c’è pure un’impronta del fratello di Chiara Poggi), e allora dopo qualche giorno un nuovo colpo di scena: c’è una traccia biologica nell’impronta di Sempio, forse sangue di Chiara. Lo sostengono i legali di Stasi attraverso una nuova consulenza. Che uno dice: vabbè, avranno usato un nuovo reagente magico. No, perché di quella famosa impronta esiste solo una foto. Il tassello di intonaco che la conteneva è andato perso. “L’orma della mano avrebbe assunto una colorazione rosso intenso proprio perché contenente numerose tracce di materiale organico. La ninidrina assume una colorazione tanto più decisa quante più tracce biologiche sono presenti nell’impronta”, dicono i consulenti. Ok. E quindi chi assicura che il materiale biologico non fosse di Sempio? Ma no, niente, tra un po’ con una foto faranno anche l’emocromo di Chiara Poggi, sapremo se il suo colesterolo era a posto.
E poi, non dimentichiamolo, c’è il supertestimone. Quel “super” è lievemente sovrabbondante vista la qualità della sua testimonianza, ma non polemizziamo. Lui racconta al bar, alle Iene, che 18 anni fa ha incontrato all’ospedale una donna che gli disse che una signora aveva visto Stefania Cappa entrare a casa di sua nonna con una borsa pesante che poi ha buttato forse nel canale, provocando un forte tonfo. Purtroppo però le due signore sono entrambe morte. Non ha mai denunciato questa inchiodante, preziosissima testimonianza perché l’avvocato della famiglia Poggi gli aveva detto che tanto indagavano già su Stasi, e una persona molto in alto lo aveva sconsigliato di parlare. Insomma, il SUPERtestimone aveva paura per la sua incolumità. In effetti è molto più discreto raccontarlo alle Iene che andare in una caserma dei carabinieri. Peccato che in paese lo abbiano riconosciuto tutti. “Il supertestimone? Sì, cara persona, ma qui a Garlasco noi lo chiamiamo simpaticamente il Pirlòn”, mi racconta un ragazzo. Ecco, appunto.
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