mercoledì 21 maggio 2025

Analisi

 

Nei panni degli altri
DI MARCO TRAVAGLIO
L’unico premier europeo che non ci fa quasi mai vergognare di essere europei è lo spagnolo Pedro Sánchez: ieri ha puntato il dito contro lo spudorato doppio standard dell’Occidente sui crimini degli amici (tipo Israele) e dei nemici (tipo la Russia). Purtroppo ha scelto l’esempio sbagliato, chiedendo che Tel Aviv, come tre anni fa Mosca, venga radiata dalle kermesse artistiche e sportive internazionali e ha citato l’Eurovision. Noi pensiamo che cultura, ricerca, arte e sport debbano restare fuori da sanzioni, embarghi e boicottaggi, per non fare pagare a cittadini innocenti le colpe di chi li governa. Se Israele fosse stato escluso dall’Eurovision, a pagare sarebbe stata la cantante Yuval Raphael, 24 anni, sopravvissuta alla mattanza di Hamas del 7 ottobre 2023 fingendosi morta per otto ore sotto una catasta di cadaveri dei suoi amici. Per dire quanto possa somigliare al suo governo, da ragazza ha studiato lingua araba e teatro. Poi, dopo quell’esperienza scioccante, si è data definitivamente alla musica, mentre presta il servizio militare obbligatorio. A Lugano è stata fischiata per le colpe del suo governo, poi si è piazzata seconda. Noi all’Eurofestival avremmo voluto anche la sua omologa russa. E alle Olimpiadi e Paralimpiadi degli ultimi tre anni gli atleti russi e bielorussi. E alla Scala il grande direttore d’orchestra russo Valery Gergiev, escluso per non aver condannato il suo governo da politici regionali e comunali indecenti.
Ciò detto, Sánchez ha il merito di rompere il sudario di omertà della cosiddetta Europa sui crimini d’Israele con parole ben più nette dei pigolii degli altri governi, che cominciano a balbettare qualcosa solo ora che persino Trump li scavalca scaricando Netanyahu. Denunciare i doppi standard è il primo passo per uscire da quel suprematismo strisciante da Impero del Bene (noi) contro Impero del Male (gli altri) che affligge l’Occidente ed è la prima causa del suo tramonto e dell’odio che suscita in chiunque lo circondi. Il primo passo per iniziare a capire gli altri popoli mettendosi nei loro panni e nelle loro teste. Cosa penserà di noi un arabo, dopo averci visti tacere o cavillare o divagare per 19 mesi sui 50 mila palestinesi sterminati da Israele con le nostre armi e poi fremere di sdegno per le guerre dei nostri “nemici” con molte meno vittime civili? Che per noi ogni vita umana non vale uno, ma dieci se è occidentale e un decimo se non lo è. E cosa penserà di noi un russo dopo aver subìto ogni sorta di sanzioni, scomuniche, ostracismi, lezioni di bon ton e diritto internazionale da chi ha fatto lo stesso o peggio contro il suo Paese e i suoi alleati e per giunta è rimasto impunito? Anche se detesta Putin, penserà che Putin abbia ragione. Quando lo capiremo, sarà sempre troppo tardi.

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