venerdì 23 maggio 2025

L'Amaca

 

Il terrorismo e le persone
di MICHELE SERRA
Come sempre accade, le vittime dei terroristi non sono terroristi e le vittime dei fanatici non sono fanatici. I due ragazzi israeliani uccisi a Washington erano: lei, Sarah, iscritta all’Università della Pace delle Nazioni Unite e con un master in sviluppo sostenibile; lui, Yaron, si definiva sui social “fautore del dialogo interreligioso e della comprensione tra le culture”.
Molte delle vittime inermi del massacro orchestrato il 7 ottobre del 2023 da Hamas erano militanti pacifisti e socialisti, oppositori attivi del governo Netanyahu.
Impossibile, a Gaza, a parte la mattanza abominevole di bambini, fare il conto di quanta brava gente innocente sia stata uccisa per il solo torto di abitare là dove il governo Netanyahu vuole fare terra bruciata. Definire “terroristi” le vittime del terrore scatenato su Gaza serve ai capi di Israele per lavarsi la coscienza, ma non lava il sangue di migliaia di innocenti ammazzati dalle bombe e anche, sul terreno, dalle armi leggere dei soldati.
I terroristi e i fanatici dovrebbero fare i loro porci conti tra di loro, ammazzarsi tra di loro secondo il loro codice di morte. Usano invece la gente come materia prima della loro ossessione. Essendo tribali credono che tutto il mondo lo sia, e dunque essere ebreo o arabo, essere israeliano o palestinese basta e avanza per essere classificato amico o nemico. O sei della mia tribù o sei della tribù nemica, e devi morire.
E le persone? Quello che sono, quello che hanno fatto nella vita, quello che pensano e dicono, la traccia reale che lasciano nel mondo? Se al fanatico interessassero le persone, non sarebbe un fanatico.


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