sabato 21 ottobre 2023

L’Amaca


Ci vorrebbe una terza via

DI MICHELE SERRA

In seguito alle note vicende che hanno condotto a un rimpasto in casa Meloni, ci si domanda se tra il radical-chic e il burino non si possa individuare una dignitosa via di mezzo che possa finalmente riunificare l’Italia. Tra mangiare con l’argenteria sfogliando cataloghi del Bauhaus e toccarsi ogni due passi il pacco vantandosi per il ciuffo e importunando le signorine, si individui per favore una terza via e la si imbocchi con unanime buona volontà.
Per diradare gli equivoci già in partenza: la terza via non è sfogliare cataloghi del Bauhaus toccandosi il pacco. Consiste nel darsi quel minimo di misura, di aplomb, di riserbo che potrebbe consentire a tutti di convivere un poco più decentemente.
Alla destra frescona (il cui leader indiscusso, in questi giorni, non è più Pino Insegno, ma l’ex primo-marito) non si chiede di diventare riflessiva e colta: sarebbe un odioso snaturamento. Ci va benissimo così: frescona, leggera, sempre di buon umore, che tanto l’importante è la salute, mejo se con du’bucatini all’amatriciana e un par de scarpe nove (spero che la citazione non sia troppo colta: Ettore Petrolini e Nino Manfredi).
La destra frescona è un antidoto alla nostra pensosa depressione, per carità non perda mai la sua innocenza. Le si chiede, banalmente, se può essere meno cafona. Non si pretende che leggano Musil, solo che non si aggiustino le balle mentre parlano. In fondo è poco. Ce la possono fare.

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