martedì 24 ottobre 2023

L'Amaca

 

La politica come residuo
DI MICHELE SERRA
Per nominare il successore di Berlusconi al Senato, in Brianza ha votato un elettore su cinque. Il venti per cento del totale. Che abbia prevalso la successione dinastica (Galliani) è tutto sommato un dettaglio. I numeri dicono che della loro rappresentanza politica, a quattro brianzoli su cinque, importa un fico secco. Non la ritengono rilevante per le loro vite, e avranno sicuramente le loro buone ragioni, e ben altro da fare.
La vera domanda è se il rimanente quinto dei brianzoli, quelli che sono andati a votare, per Galliani o per Cappato poco importa, si rendono conto di essere una realtà residuale, minoritaria, ininfluente.
Come i lettori dei giornali, come chi va ancora al cinema, come chi si è formato in un secolo in cui la politica era comunque un linguaggio comune, anche se per odiarsi o litigare. Oggi ci si rappresenta da soli, in fondo, anche grazie ai social: ognuno ha la sua voce, il suo programma, ognuno è un partito, ognuno è il senatore di se stesso. La Camera e il Senato sono scatole vuote, presto i bambini non sapranno nemmeno che esistono i deputati e i senatori, come le mucche e le galline: le uova e il latte si comperano al supermercato, magari qualcuno li ordina su Amazon, chi se ne frega di come si fanno, di che cosa sono.
Chi se ne frega della democrazia, delle elezioni, della Repubblica.
Sarebbe bello che un elettore di Galliani e un elettore di Cappato si incontrassero in un bar e, dopo essersi insultati quanto basta, brindassero al loro comune vizio, che è avere votato. Tutti gli altri avventori li guarderebbero con commiserazione.

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