sabato 28 ottobre 2023

Unito a Selvaggia


Accanto ai penultimi 

di Selvaggia Lucarelli

Ero convinta, stupidamente, che in questo paese gli ultimi non fossero poi così soli. Che al cinismo di chi governa e di chi li ha votati, si contrapponesse la forza di una buona parte della cosiddetta società civile con un megafono: attori, cantanti, scrittori, intellettuali, influencer, imprenditori e così via. Ho visto, del resto, pubblica empatia per gli ucraini, i migranti, la capretta presa a calci, per chiunque sia sembrato il più debole, il più indifeso, l’ultimo, appunto. 

Ho capito invece, osservando quella stessa società civile assumere il colore delle foglie perché nessuno la intraveda tra le fronde, che quelli non erano gli ultimi. 
Che quell’empatia è sempre stata per i PENULTIMI. Gli ultimi sono i civili di Gaza. Sono loro i veri appestati, quelli che potrebbero attaccare il pernicioso batterio “nemico di Israele” (io non temo le etichette degli stupidi); quelli che riescono a trasformare gli strenui difensori dei diritti di chi nasce nella parte più sfortunata del mondo in inerti da competizione. 

Vi siete esposti per chi sale su un barcone con una speranza, non lo fate per quelli che il mare davanti non possono neppure navigarlo, perché superate le tre miglia marine gli sparerebbero. Avete riempito le piazze di arcobaleni, detto che i colori non devono spaventare, che i diritti degli altri sono i diritti di tutti, ma il nero, il bianco, il verde, il rosso della Palestina vi terrorizzano. Vedo gente che potrebbe permettersi di non lavorare mai più e far campare di rendita i suoi diretti discendenti per altre 50 generazioni, che TACE per paura di perdere follower, clienti, contratti, giri di influenze, spazi sui giornali. Vedo la sinistra da TEDx e centri sociali diventati borghesi che dice due paroline stitiche e poi “cosa si suona stasera?”. 

Vedo il vuoto gelido delle vostre bacheche. Vedo, in fondo, una grossa paura di perdere qualcosa mentre c’è gente che perde tutto. 
Vi vedo già accanto al prossimo penultimo, mentre gli ultimi restano ultimi. 
Sappiate però una cosa: questa volta l’ingiustizia che si consuma è così fluorescente che nel buio della notte di Gaza si vedono tanto le bombe quanto la vostra ignavia.

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