lunedì 20 agosto 2018

No comment


No, non commento. Nessuna parola in merito a questa intervista rilasciata dal Senatore Renzi oggi a Repubblica. Ognuno in libertà, nella più ampia libertà democratica tragga le sue conclusioni. Io ho le mie e me le tengo.

"Un boomerang il giacobinismo anti Pd Chi dice il falso pagherà"
GOFFREDO DE MARCHIS

Senatore Matteo Renzi, partiamo dai funerali di Genova. Salvini e Di Maio hanno ricevuto applausi, i vertici del Pd fischi. Possibile sia solo effetto di fake news?

«Se il governo passa la settimana a dare la colpa ai governi di prima, come è possibile che due ex ministri quali Martina e Pinotti siano accolti con le ovazioni? Ma questo clima giacobino rischia di ritorcersi contro i presunti rivoluzionari. E secondo me accadrà molto prima del previsto.
Per questo la comunità civile deve reagire subito».

L’impressione è che la nuova maggioranza si sia presa il Paese.

«Non è così. La nuova maggioranza ha strumentalizzato in modo squallido un evento tragico. I commentatori che fanno desumere da quella scena l’inizio di una nuova stagione della politica italiana sono superficiali come quelli che facevano il tifo per un’alleanza innaturale Pd-M5s. Impossibile allearsi con questi: Salvini e Di Maio sono la nuova destra populista e demagoga. Però l’opposizione deve smettere di tirare di fioretto.
È arrivato il momento di ribattere colpo su colpo, di combattere a viso aperto, di non lasciargliene passare più una. L’avversario è forte, ma la partita è tutta da giocare».

Da ex premier cosa ha pensato quando ha visto il crollo del ponte?

«Ho reagito come tutti: incredulo prima, indignato poi. Non è possibile morire così, nel 2018. Chi ha sbagliato deve pagare. Pagare fino all’ultimo euro, fino all’ultimo giorno».

Mattarella dice che per accertare davvero le responsabilità l’unità è l’unica via. Realizzabile?

«Spero, ma non credo. Il governo Salvini-Di Maio ha scelto di radicalizzare. A loro non interessa la verità, basta un capro espiatorio: non cercano soluzioni, fabbricano colpevoli. Questo è lo stile da sempre. Lo hanno fatto per le banche, per Consip, dopo Macerata, con il JobsAct. Davanti a problemi reali loro scelgono i presunti responsabili e manganellano sul web senza pietà. Lo facevano quando erano opposizione. Su Genova hanno iniziato a farlo da maggioranza. Mi sembra un atteggiamento pericoloso: non c’è unità possibile, senza rispetto per la verità».

La vostra reazione davanti alle accuse contro Delrio e i governi del Pd è la più giusta?

«L’attacco a Delrio, ma anche a Letta su Abertis o ai presunti finanziamenti al Pd, è falso e infame. Difendo Graziano come difendo Enrico, pur avendo rapporti umani ben diversi con loro. Ma non è un fatto personale, è la difesa della verità. La convenzione con le autostrade è stata fatta dal governo Berlusconi: nessuno dice che il deputato Matteo Salvini votò a favore e il Pd contro. I soldi da Autostrade li hanno presi la Lega come contributo elettorale e il premier Conte nella veste di avvocato. Il no alla Gronda, che pesa come un macigno in questa storia, viene da Beppe Grillo e Toninelli. Chi tace, pensando di guadagnare consenso stando in disparte, deve sapere che il suo silenzio oggi sarà considerato complicità domani.
Dobbiamo andare all’attacco, non stare sulla difensiva».

La concessione ad Autostrade è troppo lunga e troppo segreta? Non potevate fare qualcosa quando eravate al governo?

«Delrio ha desecretato gli atti.
Gentiloni ha allungato la concessione dal 2038 al 2042 per avere il via libera alla Gronda: sono scelte corrette. Poi, certo, si può sempre fare di più. Ma dare la colpa al Pd per il ponte è ridicolo prima che vergognoso».

Non vede un eccesso di garantismo da parte di esponenti dem nei confronti dei concessionari?

«Nessuno difende Autostrade, ma il governo gestisce le cose come fosse al Bar Sport. Si annunciano procedure senza studiare le carte. Tutto è finalizzato a prendere un like su Facebook, sperando che la gente poi dimentichi.
Paradossalmente revocare la concessione rischia di essere un regalo a Autostrade: significa andare in causa per decenni, pagare 20 miliardi di danni e tenere Genova divisa in due. Per me Autostrade oggi deve pagare, non ricevere regali».

Che giudizio dà della reazione di Autostrade e della famiglia Benetton?

«Che Autostrade abbia poco da difendere e molto da chiarire è evidente: ma tocca ai giudici, non a noi. Spero che i Benetton facciano la loro parte: per le famiglie colpite, per rifare subito il ponte e per fare finalmente la Gronda, opera fondamentale per Genova. A forza di dire no a tutto, il Paese crolla a pezzi».

Il Procuratore di Genova dice: lo Stato ha abdicato ai
controlli. È così?

«Dei giudici non commento le sentenze, figuriamoci le interviste. Pieno rispetto per la Procura di Genova e per il suo capo. Sono stati accusati un mese fa in modo squallido da Salvini, per la vicenda dei 49 milioni di euro rubati dalla Lega. Noi rispettiamo quei magistrati sempre, non a giorni alterni».

Il selfie di Salvini ai funerali è grave?

«È squallido ma coerente. Davanti alle tragedie ci siamo sempre uniti tutti. Stavolta il governo ha scelto lo scontro. Lo ha fatto Toninelli a caldo con un’intervista al Tg1. Lo ha fatto Di Maio con commenti infamanti. Salvini va in scia. Se trasformi una tragedia in attacco all’opposizione, se vai al funerale di Stato come fosse un derby, se giochi a dividere anziché a unire, paradossalmente il selfie in chiesa ai funerali è una naturale conseguenza di questo approccio».

Ma la strada delle vie legali davanti alle accuse che vi lanciano M5S e Lega non è molto debole?

«La strada maestra è la politica.
Abbiamo le elezioni europee alle porte e serve un disegno alternativo allo sfascio europeo che propongono i sovranisti.
Tuttavia davanti alla montagna di falsità dei grillini, chiediamo ai tribunali se esiste ancora uno stato di diritto o se membri del governo come Di Maio possono mentire in modo spudorato, senza alcuna conseguenza. I soldi del risarcimento saranno destinati a un fondo per Genova».

Le privatizzazioni italiane sono state fatte male?

«Stiamo parlando di scelte fatte molti anni fa, in un quadro del tutto diverso. Col senno di poi possiamo dire che sono state troppe, anche rispetto ad altri Paesi europei. E forse troppo in fretta. Ma il passato non cambierà. Cambiamo il futuro, invece, e facciamolo da subito. Dare la colpa di Genova alle privatizzazioni è assurdo: colpevole è chi non ha sistemato quel maledetto ponte».

Il punto è che il Pd appare all’angolo. Come riparte?

«Non tocca a me definire la linea del Pd: c’è un altro segretario, ci sarà un congresso. Chiunque lo vincerà dovrà contare sul sostegno degli altri, senza avere mai più fuoco amico. Ma scommetto che si faranno sentire anche tanti cittadini fuori dal Pd che non ne possono più di un governo di sfascisti con ministri della paura e della disinformazione. Da qui a Natale nasceranno in tutti i comuni comitati civici contro questo governo. E prima del previsto nell’angolo ci saranno Salvini e Di Maio, non noi».

Non teme che le riprese del suo docufilm, iniziate ieri, riaccendano il dibattito social sul doppio ruolo di autore tv e senatore.

«Per i social sono colpevole di tutto: tra poco diranno anche che sono il vero mostro di Firenze. Non ho tolto una sola seduta al Parlamento per questo lavoro: ho rinunciato alle ferie. E per farlo è sufficiente il consenso di mia moglie e dei miei figli, non importa quello di Instagram. Ho deciso di raccontare cosa sia Firenze perché qualcuno si emozioni. L’Italia ha fame di cose belle, non di odio e di urla.

In tempi di barbarie mediatica, la cultura e la bellezza servono anche alla politica».

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