mercoledì 15 agosto 2018

L'Ingegno e lo sterco


Noi figli di questa terra abbracciata dal mare, che per molti secoli abbiamo insegnato agli altri l'ingegneria, l'arte, l'idraulica ed ogni altra forma di bellezza umana, piangiamo dinnanzi allo scempio, alla devastazione e, sopratutto, ai morti di questa ennesima caduta, senza appello che il ponte di Genova ci ha portato alla vigilia di una festa pagana simbolo di riposo dalle fatiche quotidiane. 
Per colpa di pochi il nome dell'intera nazione è infangato, vituperato, scanzonato. Non siamo più capaci di costruire nulla di sano, di eterno, d'inneggiante al nostro dna pregno d'ingegno. 
La colpa, la ricerca di essa, porterà come sempre lungaggini, diatribe, smargiassate senza senso, mentre i colpevoli, gli arroganti, i ribaldi la faranno, ancora una volta, franca, supportati da stuoli di avvocatoni impegnati come peripatetiche ad ostruire la ricerca della verità. 
Grida vendetta vedere una costruzione faraonica piombare nel sottostante torrente, trascinando vite umane, come un affastellamento di carte da giuoco, con una classe politica fradicia di accidia, di negligenza, di ricerca forsennata di lucro a scapito del buon nome della nazione. 
Vien da pensare prima di tutto a quei bimbi strappati alla vita, ai loro genitori, ai giovani solari ricercanti svago ed allegria, assassinati da chi sarebbe invece costituito per la loro protezione, essendo, almeno così si dice, stato democratico. 
E allora ci interroghiamo innanzitutto sul perché, ma conosciamo la risposta, nella cervice di tutti, si sia prediletto il trasporto dei materiali su ruota invece che su rotaia e, già che per tre lati c'abbraccia, sul mare. La risposta come detto è lampante, il bisogno della "Famiglia Ingorda Acchiapparisorse Torinese di aumentare i già sterminati possedimenti, pure.
Se negli anni '60 del secolo scorso progettavi strutture per un traffico di 10 camion, le stesse oggi ne sopportano il passaggio di 200, 300 con stress strutturali al seguito. 
Se nei successivi decenni hai ostacolato il raddoppio di binari, vedasi la Parma - La Spezia, per continuare a smerciare mostri su gomma, se hai deviato progetti degni dell'Uomo atti a diminuire inquinamento, code, incidenti, al solo fine di lucro, questa è la risposta inequivocabile del destino, a volte non propriamente cieco. 
Ma in special modo, se tu Stato hai deciso di affidare ai privati la gestione della rete autostradale, permettendo a poche famiglie, tra tutti i Benetton, di avere degli incredibili guadagni dal facile incasso dei pedaggi, sempre più cari e, nel contempo, la riduzione della spesa per la manutenzione, il lestofante, il brigante, lo sciocco in questione sei proprio tu! 
Come possa una nazione industrializzata riuscire a non gestire le proprie arterie vitali, è un dilemma grave ed irrisolvibile, al momento, oggetto di studio per le generazioni a venire. 
Ricapitolando: abbiamo costruito dal 1960 gran parte della rete viaria nazionale basandoci sul traffico di allora, un'inezia rispetto a quello odierno; non abbiamo agevolato il trasporto su ferrovia delle merci, per favorire l'industria del motore che ha giganteggiato per decenni, lucrando in modo nauseante; pur essendo una penisola non abbiamo neppure pensato ad incentivare il trasporto di merci e materiali via mare, alleviando il traffico autostradale. Infine abbiamo deciso, non noi ma bastardi al potere, di affidare gran parte delle autostrade alla gestione di privati i quali, non essendo né filantropi, né missionari, svolgono questo dorato compito con un unico obbiettivo: guadagnare sempre di più. 
E viene quindi da porsi un'ultima domanda: che cazzo ci lamentiamo ora che c'accorgiamo di essere finiti in trappola? 
Come faremo nei prossimi anni a ricostruire, a manutenzionare ponti e viadotti stressati all'inverosimile? Come supereremo la caduta di quel ponte che divide Genova, la Liguria, l'Italia? 
E' tempo di porsi domande, di allontanare briganti, di rimboccarci le maniche, di sbattere in galera mostri onnivori, di ripulirci dalla feccia blaterante, di mandare a fare in culo chi ci vorrebbe ancora schiavi dei tir, o di chi ansima per banchine portuali ancora più grandi, chi smania per i grandi progetti tipo la Tav che non servono a una beata minchia, all'Europa che ci vorrebbe più solerti in spese pazzesche e senza scopo. 
E' ora dell'adunata generale di gente con i neuroni funzionanti, a servizio della comunità. E' ora di ritornare a fare gli italiani.  

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