venerdì 14 marzo 2025

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“L’Ue vuole più missili e povertà: perciò il M5s non sarà in piazza”
DI STEFANO PATUANELLI
Capogruppo del Movimento 5 Stelle al Senato

Gentile direttore, con le recenti decisioni della Commissione europea e del Parlamento europeo sul piano di riarmo continentale, si è deciso di mettere la pietra tombale sul progetto di una difesa europea comune. Sono andati in fumo anni di tentativi di creare un’Unione politica che avesse, in qualche modo, una comunanza anche in politica estera. Se me lo consente, lo vorrei spiegare in alcuni passaggi:
– Investendo a debito su nuovi armamenti accadrà che gli Stati membri con maggiore capacità fiscale investiranno maggiori risorse; quelli che sono maggiormente colpiti dal Patto di Stabilità probabilmente investiranno poco o nulla. Invece dunque d’imboccare la strada verso una maggiore integrazione, andremo verso una disgregazione che acuirà le differenze.
– La dimostrazione di questo la vediamo con l’annuncio che ha fatto il cancelliere tedesco, oppure da quello che filtra dai piani del Mef. Invece che parlare di esercito comune e difesa comune, che presuppone un’unione politica su cui questo piano non investe, oggi parliamo di leadership europee singole. Un disastro di fronte alle sfide che stiamo vivendo.
– Ricordiamo poi che la sospensione del Patto di Stabilità vale solo per le spese in armi, resta immutato su tutto il resto. È una naturale conseguenza che la concessione che ci vorrebbe fare l’Ue aumentando il debito per le armi, presuppone il restringimento fiscale in altri settori. Nella situazione in cui si trova oggi l’Ue, e specialmente l’Italia, non ci si può poi sorprendere al crescere del malcontento dei cittadini, con il trascinamento dell’ultradestra in tutto il continente.
– Avrebbe avuto senso sospendere il Patto su altro, su capitoli di spesa che comprendono gli aiuti alle imprese che investono in innovazione o per garantire loro maggiore liquidità. Se parliamo di crescita economica e non solo di welfare, avrebbe avuto senso sospendere il patto laddove abbiamo dei moltiplicatori economici consolidati, o per accelerare nel raggiungimento di una indipendenza energetica.
– Infatti, come dice il governatore di Banca d’Italia, quindi non un esponente del Movimento 5 Stelle, gli investimenti in armi sono improduttivi. Per alcuni economisti, anche mainstream, sono perfino regressivi.
– Numericamente vale la pena ricordare che l’Unione europea, già oggi, spende in armamenti più di Russia e Cina. Ciò che manca a questo continente, e il piano di Ursula von der Leyen aggrava queste lacune, è una unione che sia politica, solidale e organizzata sui grandi temi. Inutile negarlo, abbiamo costruito una casa partendo dal tetto e oggi invece che occuparci delle fondamenta stiamo cambiando le mattonelle.
– Il piano ReArm Eu uccide poi l’altro piano, il NextGen Eu. Sia dal punto di vista economico, sia da quello politico, sia dal punto di vista semantico.
– Infine ci dobbiamo anche domandare: ma quale messaggio politico stiamo dando? Nel momento in cui ci stiamo faticosamente avvicinando alla pace, l’Ue dovrebbe esserne protagonista per non far diventare quella pace una resa per l’Ucraina. Invece, mentre da una parte si stanno intavolando dei negoziati, noi parliamo di riarmo a debito.
Sono questi i motivi per cui non possiamo partecipare a una piazza come quella convocata per domani. Manifestare per avere un’Unione europea più forte significa manifestare contro la disgregazione politica ed economica che porterà il piano Rearm Eu alla stessa Europa e di conseguenza contro tutto ciò che rappresenta oggi l’esecutivo comunitario. Fingere di non saperlo è semplicemente ipocrita.

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