martedì 23 luglio 2024

L'Amaca

 

Benemeriti leghisti
DI MICHELE SERRA
L’antagonismo progresso/reazione è stato determinante per leggere il mondo (non solo la politica) dalla Rivoluzione Francese in poi. Grosso modo, qualcuno voleva accelerare e qualcuno frenare, qualcuno voleva cambiare e qualcuno no, qualcuno vedeva nel futuro una promessa, qualcuno una minaccia.
Poi le carte si sono parecchio rimescolate: di fronte allo sviluppo tumultuoso della società, alla rivoluzione tecnologica, al turbo-capitalismo finanziario, dirsi “progressisti” o “reazionari” è diventato meno semplice. Si è arrivati a parlare, con qualche ragione, di una “sinistra reazionaria”, di fronte a una destra liberista che guardava al futuro con maggiore dinamismo.
Negli ultimi anni, soprattutto grazie alla nuova destra sovranista, nazionalista, baciatrice di rosari, si sta tornando all’antico, e la differenza tra progressisti e reazionari, in politica, torna ad avere una sua rotonda evidenza. Benemerita, in questo senso e limitatamente al nostro piccolo Paese, è la Lega, che ha rispolverato e rimesso a lucido, con uno zelo ammirevole, tutti o quasi i luoghi comuni del pensiero reazionario classico (manca solo la nostalgia per la monarchia assoluta, ma basta aspettare).
I Salvini, i Vannacci, da ultimo quello spassoso senatore toscano che vuole sanzionare chi scrive “sindaca” e non “sindaco” nei documenti pubblici, sono reazionari in purezza. Incarnano, ai nostri occhi incerti e confusi, tutto ciò che sappiamo di non essere e di non volere.
Al confronto dei leghisti (soprattutto i maschioni, ma anche certe femmine animose non scherzano), i fratelli e le sorelle d’Italia sono fascisti minori, reazionari di seconda scelta. Ridare un senso e una nuova urgenza al pensiero progressista è il destino (involontario) dei leghisti.

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