Sotto il web c’è la miniera
DI MICHELE SERRA
Mancano i minatori. “Operatori di cava” secondo la definizione burocratico-aziendalista, nella rassegnata attesa che arrivi l’anglismo corrispettivo (mine operator ?). Il paradossoè che questa specifica penuria di manodopera sta emergendo, in Italia, perché si devono aprire nuove miniere per estrarre le cosiddette “materie prime critiche”, quelle che servono all’informatica per far funzionare le sue macchine. È nel fondo della terra che si trovano i materiali preziosi che animano l’etereo mondo digitale.
La durissima epopea delle miniere ha ispirato potenti canzoni popolari (La minieradei New Trolls e prima ancora Miniera di Bixio, della quale esiste anche una recente, magnifica versione di Gianmaria Testa). La povertà, la migrazione e la morte aleggiano in quei racconti di costrizione e fatica. Nella memoria nazionale la tragedia di Marcinelle, nell’agosto del ’56 in Belgio, 136 minatori italiani morti, è un lutto indelebile.
Possibile, anzi probabile che le nuove tecnologie rendano meno aspro il lavoro dei minatori, sollevandoli almeno in parte dalla schiavitù del piccone. Ma rimane un lavoro umile e pericoloso, e possiamo già stare certi che saranno gli immigrati a garantire la mano d’opera nelle nuove miniere italiane, come già accade per il lavoro agricolo, le fabbriche, le imprese di pulizia, i trasporti. Il “volto bruno” del giovane protagonista diMiniera ,un immigrato italiano in America del Sud, diventerà il loro, si spera in condizioni di lavoro meglio tutelate.
Nell’epoca in cui tutto sembra leggero e facile come il passaggio di un polpastrello su una tastiera, il rischio è dimenticare l’oceano di sudore sopra il quale galleggiamo.
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