Prima l’acqua poi l’astronave
DI MICHELE SERRA
In casa tua c’è una perdita d’acqua. L’impianto idraulico va rifatto urgentemente. Il tuo sogno è costruire una base spaziale sul tetto, anche per far morire d’invidia i vicini di casa, ma non hai abbastanza risorse per il nuovo impianto idraulico e per la base spaziale.
Quale delle due opere ha la precedenza?
Leggendo il rapporto di THEA (The European House Ambrosetti) sulla pessima situazione idrica italiana, e tenendo conto della disastrosa siccità in atto in Sicilia, si aggrava il mio pregiudizio ostile al Ponte sullo Stretto.
Prima l’acqua in casa, i dissalatori, le toppe agli acquedotti bucati, prima la garanzia dei servizi di base, delle infrastrutture locali, prima la cura di ciò che langue nell’incuria. La grande opera, la grande impresa, è alla portata di chi sa aggiustare un rubinetto. Non è alla portata di chi ha tubi rotti, strade scassate, servizi pubblici mediocri. Peggio: se davvero sei capace di costruire un ponte mai visto al mondo, e non dai acqua ai tuoi cittadini e ai campi, vuol dire che hai scelto cinicamente di puntare sulla vetrina, ma dello stato del negozio te ne freghi.
Un grande argomento dei fautori del Ponte è che le grandi opere sono un volano economico potente. Ma è difficile credere che avere un’astronave sul tetto migliori, per contagio, lo stato del tuo frigorifero, se il tuo frigorifero è vuoto, o pieno di cibi scaduti.
L’Italia ha già ampiamente dimostrato di non saper fare le cose facili, e si concentra su quelle difficili per darsi un alibi. Diventeremo mai un Paese normale, come invocava, ormai mezzo secolo fa, uno degli omini malmessi di Altan?
Nessun commento:
Posta un commento