sabato 6 luglio 2024

Daje Selva'!

 

“Alice” Ferragni e il favoloso mondo della (fu) Antitrust
GARANTE FUMOSO - Dimentica lo “spot ingannevole”. Un precedente pericoloso. L’accordo è utile alla reputazione e sostituisce la sanzione. D’altronde lei può permetterselo, ma si nasconde ancora dietro alla beneficenza
DI SELVAGGIA LUCARELLI
Il caso Ferragni diventa ogni giorno più distopico. Mentre chiudono i suoi punti vendita, le entrate sono a picco, Fabio Damato e l’addetta alla comunicazione Luisa Lozupone sono formalmente fuori dalle sue società, Chiara Ferragni vive come Alice nel Paese delle meraviglie. Posta video mentre saltella, mentre canta, mentre lancia messaggi d’amore. Insomma, mentre vive la sua seconda adolescenza. Del resto, a pensare alle magagne ci sono i suoi avvocati e il loro scopo pare evidente: fare in modo che Chiara Ferragni si faccia meno male possibile.
A distanza di sei mesi dall’inchiesta del Fatto sull’operazione uova di Pasqua che nel 2021 e nel 2022 ha visto la collaborazione tra Ferragni e Dolci Preziosi e che replicava lo stesso schema del Pandoro (nessuna donazione da parte di Ferragni e il versamento benefico fatto in anticipo sulle vendite), l’Antitrust ha chiuso l’istruttoria. E l’ha chiusa tramite un comunicato fumoso almeno quanto il cartiglio dei Pandori, ovvero annunciando che “Le società di Ferragni verseranno 1 milione e 200.000 euro all’impresa sociale ‘I bambini delle fate’”. E che “Dolci preziosi” ne verserà altri 100.000.
L’Antitrust però, a differenza del caso Balocco, non mette al corrente i consumatori del risultato delle indagini, non pronuncia l’espressione “promozione ingannevole” e descrive i termini dell’accordo raggiunto tra le parti senza spiegare ai consumatori in virtù di quale violazione di Ferragni e Creaitalia si sia arrivati a quell’accordo. Ho letto più volte il comunicato e l’unica frase che allude a una qualche responsabilità di Ferragni è che la donazione sarebbe “una misura idonea a ristorare i consumatori che, acquistando il prodotto, volevano fornire un contributo economico a ‘I Bambini delle Fate’”. Quindi, gli avvocati di Ferragni hanno ottenuto le migliori condizioni possibili, visto il disastro compiuto. Ovviamente, la promozione ingannevole è avvenuta altrimenti non si sarebbe arrivati a un accordo che include una donazione così cospicua, ma l’importante era tutelare la reputazione. E infatti, con l’ennesima mossa controproducente, ieri Ferragni ha diffuso un video sul suo Instagram in cui si dice felice (sì, FELICE) di condividere gli esiti dell’istruttoria e parla di un contributo economico volontario (e non una sanzione) di 1 milione e 200.000 euro. Garantisce poi che non mescolerà mai più beneficenza e operazioni commerciali, ma questo l’aveva già detto con la famosa tuta grigia. E verrebbe da dire: ma va?! Sempre Ferragni invita poi a leggere il comunicato sul suo sito e in effetti si apre una pagina in cui in fondo al comunicato sulla “beneficenza riparativa” c’è il link per iscriversi alla sua newsletter con uno sconto del 10% sui prodotti Chiara Ferragni brand. Insomma, ora l’influencer mescola i comunicati sugli accordi con l’antitrust alle sue operazioni commerciali, sta migliorando.
La conclusione di questa vicenda è piuttosto discutibile su vari fronti: intanto Ferragni ha potuto chiudere un accordo in virtù del suo potere economico e questo rappresenta un precedente pericoloso, perché per aggirare una sanzione con una donazione bisogna poterselo permettere. Diversamente esistono (anche) i ricorsi, ma come sappiamo Ferragni ha deciso di rinunciare al ricorso sul Pandoro. Insomma, per tutelare la sua reputazione preferisce dare 1 milione a un ente benefico presentandolo astutamente come una donazione piuttosto che la stessa cifra all’Antitrust presentandola come sanzione. In pratica ancora una volta la beneficenza è uno scudo per la sua immagine. E quindi siamo al punto di partenza, ovvero quello in cui Ferragni si rifiuta di assumersi la responsabilità dei suoi errori e chiedere scusa. Anzi, prova a passare ancora una volta per virtuosa. Massimiliano Donà, presidente di “associazione unione nazionale consumatori” ha dichiarato: “L’Autorità Antitrust accetta di chiudere l’istruttoria “con impegni”, una sorta di patteggiamento che accontenta tutti, tranne i consumatori!
Questa soluzione serve a evitare una condanna che invece sarebbe stata utile per segnare un precedente e per consentire alle persone danneggiate di tutelare i propri diritti. Questa soluzione insegna che pagando si può uscire dai guai”. Inoltre la donazione (fiscalmente detraibile) va a un ente privato e non pubblico come l’ospedale Regina Margherita.
È interessante a questo punto notare come la triste parabola di Ferragni e di Fedez abbia dei punti in comune. Lei paga per evitare una condanna dell’Antitrust e chiude la vicenda uova di Pasqua con una sorta di patteggiamento (resta in piedi l’indagine della procura per truffa) e Fedez, dopo il famoso pestaggio, si accorda economicamente con Cristiano Iovino perché non lo denunci (ma resta in piedi l’indagine per rissa). Nel frattempo anche Fedez viene accusato di aver adottato lo schema Pandoro per un’iniziativa benefica in favore dei terremotati di Amatrice e per un libro di favole. In questo caso però il Codacons non si dice interessato ad approfondire: preferisce andare a Taranto, a braccetto con lui, perché il rapper è pronto a fare una donazione alle vittime dell’Ilva. Insomma, le associazioni in tutela dei consumatori hanno finito per tutelare i produttori. Quelli di errori di comunicazione.

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