sabato 6 marzo 2021

Il Fini che ci piace

 

Renzi, lo scalpo di Zinga e questo Stato di Polizia
di Massimo Fini
E così, con l’ultima pennellata, Matteo Renzi ha completato il suo capolavoro, una sorta di Monna Lisa al contrario, appesa per i piedi o col celebre viso rivolto verso il muro.
Il 21 luglio 2020 l’Unione europea, grazie ai buoni uffici di Angela Merkel, ma anche al lavoro diplomatico di Giuseppe Conte, ci aveva accordato 209 miliardi di Recovery Fund. Veniva così messa in tavola un’appetitosa torta che solleticava i famelici appetiti dei soliti noti. Bisognava far fuori Conte che avrà anche, come tutti, i suoi limiti ma è un uomo integro e quegli appetiti avrebbe saputo tamponare. È allora che Renzi, in combutta col Presidente Emerito Mattarella e col futuro Onnipotente Mario Draghi, incomincia a tirare la corda per far cadere un governo che avrà avuto anche i suoi limiti, ma era sufficientemente coeso (al 97 per cento, il restante 3 rispecchiava Renzi) perché un partito come il Pd ha certamente più affinità con i 5Stelle che con Matteo Salvini e Forza Italia.
I 5Stelle sono uno strano animale politico, una specie di Democrazia cristiana degli anni Duemila, con in pancia sia fattori di sinistra, prevalenti (reddito di cittadinanza per dirne una), sia fattori di una certa destra antiatlantica e antiamericana rappresentata simbolicamente da Alessandro Di Battista, sia fattori del tutto propri, i più interessanti a mio parere: l’antimodernismo coniugato con l’ecologismo (no al Tav, anche se poi han dovuto ingoiare il rospo, no al ponte sullo Stretto, no alle trivellazioni, no alle grandi opere sì alle piccole).
L’operazione riuscì al catto-boyscout e il governo cadde, in piena pandemia, cosa che si è permessa solo l’Olanda ma per motivi molto più seri. Il governo Conte, durante le tre settimane della crisi, fu paralizzato e certamente si deve anche a questo il ritardo nella campagna vaccinale, oltre che alla criminale ingordigia delle case farmaceutiche che non contente di far già soldi a palate si sono create un superadditum di profitto violando i contratti e vendendo sottobanco al miglior offerente.
Intanto nelle more fra la caduta del governo Conte e l’insediamento del nuovo governo, Matteo Renzi, mentre noi comuni mortali non potevamo quasi uscir di casa, trasvolava Regioni, Stati, continenti, per andare a incontrare, pagato 80.000 dollari (non olet) il principe saudita bin Salman, accusato dagli Stati Uniti di essere il mandante dell’omicidio del giornalista Jamal Khashoggi. Questo, insieme al regime più sessista del mondo, il Renzi lo chiamava “nuovo Rinascimento”.
Poi arrivò finalmente l’Onnipotente “che tutto dà e tutto toglie”, accolto da un consenso planetario, il banchiere e finanziere Mario Draghi. È noto e arcinoto che i banchieri e finanzieri hanno un particolare penchant, quasi un amore, per le classi più svantaggiate ed economicamente più deboli. Loro gli amici li hanno in altri quartieri, in Europa e negli Stati Uniti. In più l’Onnipotente ha messo nei posti che contano militari e gendarmi di ogni genere e uomini della destra salviniana (chiedo scusa alla Destra) oltre che sottoposti del pregiudicato Berlusconi. Si è creato insomma, approfittando della pandemia che aveva già permesso di calpestare quasi tutte le libertà personali, un vero e proprio Stato di polizia.
È a questo punto che Zingaretti deve essersi chiesto se non fosse assurdo che un partito come il Pd, che nonostante tutto viene da una storia di sinistra, appoggiasse un governo di tal genere, di destra, turboliberista, poliziesco. Renzi ha quindi ottenuto, dopo Conte, anche lo scalpo di Zingaretti e disgregato ulteriormente il Partito democratico. Questa è la mia personalissima lettura. Ma dice un vecchio proverbio “tanto va la gatta al lardo che ci lascia lo zampino”. E se l’indignazione che ha colto Zingaretti diventasse comune anche ai 5Stelle e a LeU, e questi se ne andassero dal governo lasciando l’Onnipotente in braghe di tela? Non so chi vincerebbe le prossime elezioni, probabilmente la destra, forse a guida Giorgia Meloni, ma Matteo Renzi ne uscirebbe asfaltato.
Diceva il compagno Rino Formica, un socialista onesto, particolarmente meritevole perché è difficile rimanere onesti quando si è circondati da dei ladroni, che “la politica è sangue e merda”. Purtroppo oggi la merda sembra aver coperto quasi interamente il sangue, cioè gli ideali di cui ogni partito, ma direi ogni uomo, dovrebbe farsi portatore.

Nessun commento:

Posta un commento