La torcida dei giornali: “Da lui parole di verità”
di Marco Franchi
Era adorabile quando taceva, figuratevi ora che parla. La conferenza stampa di venerdì sera del premier Mario Draghi è stata convincente, per tanti giornalisti quasi un’esperienza mistica. Il giorno dopo sui quotidiani italiani è una grande torcida, un boato da stadio latino-americano. Qualcuno, con scarso senso del ridicolo, si è complimentato per il superbo standing di Draghi definendolo “molto poco italiano”, senza sapere di aver fatto il verso al leggendario Stanis La Rochelle, l’attore mitomane di Boris. La sbornia è grande: le groupies del premier hanno appena assistito al più bel concerto della loro vita.
Repubblica. Titolo sobrio: “Concretezza, emozione, zero retorica. Sugli schermi il format della verità”. Incipit adorante: “Il format Salva Italia è al tempo stesso modesto e superbo. È quello di un premier che parla ai cittadini senza enfasi e senza retorica, ma con la serena concretezza di chi è abituato a trovare soluzioni, non a conquistare consensi. E ascoltandolo capisci che quest’uomo, Mario Draghi, ti sta dicendo la verità, e quando non sa qualcosa lo dice chiaro e tondo”.
La Stampa. Titolo dell’editoriale in prima pagina: “Pragmatismo di governo”. Draghi si innalza molto al di sopra delle miserie della politica italiana: “Delle sue risposte, colpiva lo stile assolutamente freddo, pragmatico, rivendicato più volte. E lo statement di chi si può consentire di parlare spesso al telefono con Von der Leyen e Merkel, concordando in alcuni casi e in altri dissentendo, quand’è necessario”.
Huffington Post. Il titolo pare quasi polemico (“Draghi, la maledizione delle tenebre”) ma è un abbaglio, subito chiarito nel catenaccio: “I partiti ci riprovano con le sabbie mobili, ma Draghi segna un cambio di passo: conferenza stampa in stile europeo, parole di verità. Il cemento è lui”. Parole di verità! “La differenza, rispetto al noto format, è proprio Draghi che, col favor delle tenebre, tiene, semplicemente, una conferenza stampa in stile europeo, non una filippica sudamericana. Sobrio, asciutto, senza blabla e latinorum da azzeccagarbugli a favor di sondaggio, lascia parlare i ministri, risponde in tempi, appunto, europei. Con competenza tecnica, ma anche con una certa abilità tutta politica nella ricerca di una ‘connessione’ con l’opinione pubblica”. Un fenomeno: “Breve e chiaro, in fondo molto poco italiano nella scelta di un registro icastico nel paese del melodramma. Funziona perché Draghi è così, non fa così su suggerimento degli spin doctor”.
Corriere della Sera. “Un trauma salutare”. Cin cin. “La conferenza stampa poteva finire per accreditare l’idea di continuità con un passato caotico”. Giammai. “Ma questa immagine distorta è stata corretta in un’ora di risposte su tutto, dai vaccini al Quirinale, ai rapporti con le Regioni e con la Commissione europea. Risposte rapide, nette, a domande tutt’altro che addomesticate”. Dieci e lode: “La sensazione complessiva è stata quella di una persona molto sicura di sé e di quello che deve fare; e anche per questo in grado di trasmettere fiducia a un’Italia che la miscela di crisi economica e pandemia rende spaventata e disorientata”.
Il Foglio. Condonao meravigliao: “Svolta da seguire di Draghi: usare i condoni per denunciare le inefficienze dello Stato”. Massimi sistemi: il pubblico è brutto e cattivo, il privato che evade va ricompensato, ma per educarlo. Il Draghi del Foglio è un visionario: “Occorre provare a cambiare paradigma e provare a parlare non tanto della furbizia degli italiani, quanto del fallimento dello stato (…). Lo stato si mette a nudo ma non per farsi fregare: solo per provare a migliorare”. Come no.
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