M’aspettavo qualcosa di meno, speravo che non fossimo arrivati a tal punto: un sessantesimo di noi infatti, probabilmente gli stessi che s’infilano in parcheggi già avvistati, che saltano file adducendo scuse prese in prestito da apposito prontuario (Lo Scusario dei Ribaldi ed. Faccoff), che in autostrada ti superano sulla destra ad oltre i 150 orari, che ti sfanalano quando ancora sono nel garage di casa per avere strada, che dal dottore anticipano il proprio turno, con espressione addolorata alla Conte Mascetti, preannunciando solo il ritiro di ricette, mentre invece si faranno pure controllare l’incarnito in zona pelvica, che di soppiatto come ratti evoluti lanciano ridancianamente i rimasugli del pranzo dentro l’intonso bosco, che in spiaggia ululano al cell per mostrarti l’ultimo modello, infischiandosene della tua tranquillità, che parcheggiano l’abnorme Suv in stradina stretta di paese ed increduli dopo i tuoi strombazzi ti fanno notare che, dovendo comprare la focaccia e di default non contemplando il dover percorrere alcune centinaia di metri a piedi, non riescono ad intravedere un’altra opzione alla loro scelta, per così dire, naturale; ebbene: sono un milione circa coloro che hanno già fatto il vaccino senza averne i requisiti. Un milione di furbi, diversamente italici, appartenenti a quella casta distante anni luce dalla comune socialità che dovrebbe essere bagaglio di un paese serio.
Dicono le statistiche che in questo milione vi siano professionisti, tra cui molti avvocati e magistrati, uomini e donne orbitanti nel mondo dorato della finanza, dell’economia, detentori di partite iva, giornalisti, starlette mediatiche, guru pronti a scannarsi per un gettone di presenza in qualche talk show destinato a babbani e creduloni.
Un milione è una quantità raggelante, inficiante l’amor patria, il considerarsi appartenenti allo stesso ceppo sociale.
Che minchia fregherà a costoro di aver sfanculato ottantenni infarciti di vari acciacchi? Nulla, probabilmente derideranno chi ancora crede nel rispetto della canizie, dell’anziano, scrigno di saggezze antiche ma sempre nobili ed attuali.
Così va il mondo, che da molto tempo ormai sappiamo essere oggetto destinato a pochi, i soliti, i noti.
Tutto questo è l’effetto della degenerazione culturale, iniziata decenni fa, che ha permesso a pochi di decidere del destino di intere nazioni, ha spianato la strada a multinazionali, detenenti formule magiche in grado di assalire e sconfiggere pandemie come l’attuale. Abbiamo concesso e permesso a società fatturanti bilanci di stati medio piccoli, di sostituirsi a organizzazioni mondiali, come quella sanitaria, trasformate conseguentemente in teatrini pregni di burattini insulsi.
Non possiamo quindi lamentarci se alcune degenerazioni del “possesso sferoide” riescano ad intaccare dogmi di stirpe, sbeffeggiando gli antichi padri, oramai in gran parte riposti in luoghi luccicanti, dal sapore inconfondibile di ripostiglio.
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