mercoledì 14 ottobre 2015

Bell'articolo


Allego un bell'articolo di Bruno Tinti, pubblicato oggi sul Fatto Quotidiano:

Era l'ultimo tassello. Fa peggio di B.
di Bruno Tinti

Ha cominciato con il falso in bilancio. Con Berlusconi, era un reato finto, punibile a querela del falsificatore: come dire un furto punibile a querela del ladro. Poi c’erano le soglie di punibilità che garantivano un’impunità crescente con la ricchezza dell’impresa; maggiore il patrimonio sociale, più alta la soglia: come dire che una srl titolare di un negozio di salumeria era punibile per un falso da 100.000 euro; mentre per acchiappare Mediaset serviva un falso da un milione o giù di lì. Il Pd ne aveva fatto una questione d’onore: appena arriviamo noi riformiamo il falso in bilancio.
In effetti l’hanno riformato: non è più perseguibile a querela, non c’è n’è bisogno, le valutazioni false non sono punibili. Siccome tutte le poste di un bilancio sono frutto di valutazioni tranne la cassa (quanti soldi ci sono in cassaforte), hanno costruito la legge perfetta: prevede un reato impossibile.
Però c’era un buco. Bilancio falso = niente reato; ma l’intervento dell’Agenzia delle Entrate non era escluso. Insomma, prigione no ma cospicui danni al portafoglio sì. Niente paura, si alzano le soglie di punibilità: l’imposta evasa penalmente rilevante sale da 50.000 euro a 150.000. Che è una bella cosa anche per chi non ha l’obbligo di tenere un bilancio e può evadere semplicemente facendo il “nero”; che vuol dire mettersi i soldi in tasca e non iscriverli in contabilità. Attenzione: 150.000 euro di imposta evasa significano 300.000 euro di “nero”, cioè di soldi in contanti che non passano per le banche, non possono essere rintracciati, quindi nessuno può dire che sono stati incassati. Una pacchia, più di 30.000 euro al mese garantiti esentasse. Il doppio dello stipendio annuo di un operaio; che però le tasse le paga. Anzi, veramente gliele prendono prima di darglielo.
Restava un problema. Monti aveva cercato di limitare l’evasione fiscale costituita dal “nero”. E aveva fissato un limite al pagamento in contanti: 1.000 euro. Se la parcella, la fattura, la ricevuta, lo scontrino erano di importo superiore occorreva l’assegno, la carta di credito, il bancomat, il bonifico. Così, in caso di accertamento, i pagamenti erano rintracciabili. E il “nero”, almeno in parte, si scopriva. Il popolo dell’Iva stava per suicidarsi: generazioni di risparmiatori con capitali all’estero si trovavano improvvisamente costrette a dichiarare almeno i due terzi di quello che incassavano. Una sciagura. Certo, ci si poteva arrangiare: sottofatturazione, contanti in cassaforte … Ma, a 1.000 euro per volta, per farsi pagare una parcella c’era da diventare vecchi.
E qui è arrivato il regalo di Natale (anche in anticipo): si può pagare in contanti fino a 3.000 euro. Che vuol dire che si possono ritirare dalle banche fino a 3.000 euro senza giustificazione; e dunque si possono pagare commercianti, artigiani, professionisti, imprenditori, in “nero”. Prima ci si metteva 6 mesi, adesso ne bastano 2.
Ma Renzi lo ha spiegato: questa misura serve a far ripartire i consumi. Proprio vero. 40 milioni di lavoratori dipendenti e pensionati avevano grandi difficoltà a comprare pellicce e smoking: sai che seccatura pagare con assegno, la gente voleva i contanti.

Adesso potranno spendere a piacere. Anche 8 milioni di partite Iva si potranno spendere in pace i loro ricavi “neri”. E chi venderà, anche lui potrà incassare in pace il suo “nero”. Questo sì che farà ripartire i consumi. Un’immensa massa di “nero” riscatterà l’Italia dalla povertà.

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